L’AGA KHAN e LA COSTA SMERALDA
I miei 50 anni in Costa Smeralda
(Relazione all’Università della Terza Età di Tempio, 27 aprile 2023)
di LORENZO CAMILLO
Un giovane studente dall’Australia alla Costa Smeralda
Da giovane studente in Australia, venni a conoscenza dell’esistenza della Costa Smeralda, nonché della Sardegna stessa, intorno ai primi anni ’60, quando una nostra carissima amica originaria di Santu Lussurgiu ci mostrò una rivista patinata per donne, il Women’s Weekly. C’era un reportage sulle prime costruzioni della Costa Smeralda e la nascente mondanità di Porto Cervo e lei ci disse “Quando andrete in Italia andate a vedere la Sardegna, la mia terra”. E così fu.
Sono rimasto così tanto colpito e ammaliato da questa straordinaria terra che ci sono rimasto esattamente 50 anni da Novembre scorso (2022).
Era infatti il 1972 quando decisi di cercare lavoro in quest’isola e alcuni amici di Santa Teresa mi dissero che avrei dovuto chiedere in Costa Smeralda. Allora, ricordandomi delle foto a colori dei VIP in quell’articolo che avevo visto sulla rivista, mi misi camicia e cravatta e mi avviai.
Mi presentai in un ufficio a caso, proprio sulla piazza centrale, che scoprii poi essere l’Agenzia Immobiliare della Costa Smeralda. La mia presenza in quell’ufficio creò subito un certo stupore in quanto proprio quel giorno avevano pubblicato un annuncio cercando un avvocato bilingue italiano-inglese per costituire l’Ufficio Affitti e Manutenzioni della Costa Smeralda. Mi fecero ritornare dopo un paio di settimane, a dicembre, per essere intervistato dall’Aga Khan, e insomma fui assunto per sua volontà.
Iniziai i primi di gennaio del ’73. Il mio ufficio si trovava dove ora c’è il negozio Bulgari sulla Passeggiata. In quel periodo affacciava su un grande parcheggio in terra battuta (solo anni dopo iniziò il grande scavo per i garage del Villaggio Fase Due).
Il mio primo compito fu stilare il rinnovo dei contratti stagionali di affitto dei negozi di Porto Cervo dove, di mia iniziativa, imposi l’apertura da Pasqua ad Ottobre e così rimasero aperti per tutta la stagione. Oggi purtroppo rimangono aperti sì e no solo 90 giorni. Portavo io stesso quei contratti all’Ufficio del Registro a Tempio e quante volte ho percorso quella vecchia strada stretta e tortuosa per arrivarci.
Il 1973 era anche l’anno della crisi petrolifera che per un certo periodo ci indusse a uscire tutti a piedi o in bicicletta. Di crisi ce ne sono state diverse in Costa Smeralda. Ricordo la stagione dei sequestri di persona, con una dozzina di sequestri oltre a qualche tentativo fallito, anche molto vicino all’Aga Khan. Noi eravamo tutti in costante apprensione. Poi c’è stata la stagione degli incendi, dolosi e non, che hanno devastato grandi estensioni di macchia mediterranea, di cui ancora oggi si vedono le tracce. C’era la base americana a La Maddalena, con i sottomarini atomici che scorrazzavano tra gli yacht.
In quegli anni i computer non c’erano, né la posta elettronica né i telefoni cellulari, ma con la mia squadra riuscimmo a gestire 124 immobili tra ville e appartamenti distribuiti tra Liscia di Vacca e Cala di Volpe stipulando oltre 200 contratti di affitto a stagione. La durata del soggiorno allora variava da uno a tre mesi, non come oggi che a malapena raggiunge i sette giorni.
Agli inizi i nostri clienti delle ville erano famiglie reali, nobili e grandi imprenditori nazionali e internazionali. Per esempio gestivo la bellissima villa sul mare della Principessa Alessandra di Kent che affittavo alla regina di Spagna e ai re tedeschi dell’acciaio; altre ville le affittavo alla Mentasti e a Jasmin, sorella dell’Aga Khan. Inoltre accompagnavo sua moglie, la Begum Salima, a visitare quelle dove ospitare i suoi amici.
Quei primissimi frequentatori della Costa erano tutti amici e conoscenti dell’Aga Khan o degli altri quattro fondatori del Consorzio: Patrick Guinness fratellastro dell’Aga Khan (e membro del casato che dette il nome alla celebre omonima birra), Giuseppe Mentasti (Acqua San Pellegrino), il banchiere John Duncan Miller e René Podbielski, che era proprietario di tutta Liscia di Vacca. Venivano i grandi personaggi internazionali i quali, stanchi di protocollo e formalità, erano ben felici di potersi rilassare in questo mare incantevole e di poter girare scalzi ed in calzoncini nella raffinata e curatissima architettura che stava nascendo.
La parola poi si è sparsa e furono in molti a voler acquistare una casa accanto a tanti illustri personaggi, inoltre era un ottimo investimento. E così la Costa Smeralda è cresciuta velocemente.
(E oggi come sono cambiati i frequentatori della Costa Smeralda? Se prima era gente ricchissima che non voleva apparire, oggi ci sono molti non ricchi che vogliono apparire e farsi vedere ricchi, inscenando fastose cene nei ristoranti e discoteche con champagne ed aragosta e auto Lamborghini, Ferrari noleggiate per un solo giorno. Poi sono arrivati i politici, i calciatori e i personaggi di Mediaset ecc. E ho detto tutto).
Presto scoprii di essere entrato in una grande squadra molto impegnata che stava costruendo la Costa Smeralda, dove mancavano le infrastrutture e si doveva creare tutto, giorno dopo giorno.
Tra il personale c’era affiatamento, un senso di missione, eravamo tutti dediti a questo bellissimo progetto, quasi un’avventura direi. Si lavorava sodo e senza sosta, ma con molta soddisfazione nel vedere progredire il progetto giorno dopo giorno.
All’inizio la Costa Smeralda era poco conosciuta in Italia e nel mondo e facevamo grandi sforzi di marketing per farla conoscere. Ogni volta che trovavamo una qualche rara menzione sulla stampa, ne parlavamo con entusiasmo e subito si inviava un ritaglio del giornale all’Aga Khan.
L’AGA KHAN E LA COSTA SMERALDA
Il giovane Aga Khan, che nel 1962, anno di fondazione del Consorzio Costa Smeralda, aveva solo 26 anni, invitò architetti ed urbanisti illustri a progettare uno sviluppo turistico ben integrato nell’ambiente, con il massimo rispetto per la natura.
Nella storica intervista rilasciata nel 1967 diceva testualmente: “Quello che voglio fare è evitare di trasformare questo in un progetto di puro business, dove si cerca di ottenere il più profitto possibile”. E aggiunge: “Stiamo cercando di coinvolgere il più possibile le tradizioni dell’isola… La Sardegna ha un enorme folklore: arte, tradizione, costumi, abiti tradizionali e abbiamo voluto assimilare tutto quello che potevamo di ciò che era di origine sarda…”.
Il tempo e l’impegno che l’Aga Khan ha dedicato alla realizzazione della Costa Smeralda testimoniano la sua passione per questo progetto e il suo amore per la Sardegna. Ha promosso la cultura e l’arte sarda nelle costruzioni e negli allestimenti, imponendo tessuti ed arredi sardi appositamente elaborati e valorizzati. Anche le sue ville personali a Le Cerbiatte a Porto Cervo sono arredate così.
All’Hotel Cervo ancora oggi si possono ammirare due preziose cassapanche in bella mostra all’ingresso. Quale migliore ambasciatore per il prezioso artigianato sardo!
Se non avessimo avuto questa guida illuminata a creare la Costa Smeralda, probabilmente oggi avremmo avuto una Porto Cervo ben diversa da come la conosciamo. In quegli anni senza regole si sarebbero potuti costruire grattacieli sul mare, ma non era questo che l’Aga Khan voleva, bensì case basse ben inserite nella natura.
Le infrastrutture
Inizialmente nel territorio di Arzachena non c’erano strade asfaltate, né acquedotti, fogne, depuratori, luce, telefono ecc., solo 3300 ettari di terreno vergine. Per questo furono costituite ben 12 società per creare le necessarie infrastrutture e i servizi basilari:
Stradasarda, appunto per costruire le strade;
STEGCS (Servizi Tecnici Generali Costa Smeralda), per gli acquedotti, depuratori, le progettazioni ecc.;
Biancasarda, per il servizio biancheria agli alberghi;
Cerasarda, per ceramica e mattonelle con i disegni tradizionali dell’artigianato sardo dipinti a mano;
Marinasarda, per il noleggio di barche ai clienti per fargli raggiungere le isole;
Alimentariasarda, per gestire le forniture alimentari;
Agrisarda, per fornire le piante per i giardini e aiuole;
Porto Cervo Spa, per costruire il Porto Vecchio e poi Porto Cervo Marina e il Cantiere Navale;
Alisarda (poi diventata Meridiana), che dalla pista in terra battuta di Venafiorita a quella nuova ad Olbia ha collegato Olbia e poi la Sardegna con tante destinazioni nel mondo, quando prima c’era solo il traghetto per Civitavecchia;
Falegnameria PC, ubicata sulla collina di Porto Cervo;
Alberghiera CS, per gestire i tre alberghi, Hotel Cervo, Cala di Volpe e Hotel Pitrizza.
L’Hotel Romazzino invece fu costruito dalla Rank Organization, di cui uno dei proprietari era Angus Ogilvy, il marito della Principessa Alessandra di Kent, che presto cedette l’albergo all’Aga Khan e ora fa parte del Gruppo.
Poi c’era l’Agenzia Immobiliare della Costa Smeralda per la costruzione di ville chiavi in mano e per le vendite e gli affitti, oltre al Consorzio Costa Smeralda e ai vari Etablissement, che erano le società straniere proprietarie dei terreni.
Il Consorzio Costa Smeralda
Organizzare e gestire tutte queste società ed ottenere tutte le necessarie approvazioni per le grandi opere infrastrutturali, con le risapute difficoltà burocratiche e politiche dell’Italia, ed in particolare della Sardegna, è stato un lavoro immane, realizzato e supervisionato in gran parte dall’Avvocato Paolo Riccardi di Sassari, presidente di tutte le suddette società e Segretario Generale del Consorzio Costa Smeralda.
Inizialmente si era incontrata molta resistenza nei politici regionali all’avvio dell’industria del turismo in Sardegna, in quanto qualcuno di loro preferiva favorire l’industria pesante (Saras, Sarroch, Portoscuso Porto Torres), dove i lavoratori erano ben inseriti nei sindacati e quindi facilmente orientabili politicamente alle urne.
Il colpo di genio di questo progetto sta nell’Atto di Costituzione del Consorzio Costa Smeralda e nel suo Regolamento Edilizio, con regole severe che assicurano una gestione impeccabile in tutto il comprensorio, come un Super Condominio, tanto che è stato studiato e copiato nei grandi resort turistico-immobiliari di tutto il mondo.
È obbligatoria l’adesione al Consorzio per chi acquista un appartamento, villa o terreno nel suo territorio. Le regole del Consorzio per esempio prevedono che nessun fabbricato possa essere approvato se prima non si posizionano le sagome ad indicare il suo ingombro. Questo per valutare l’impatto sull’ambiente, e l’Aga Khan stesso controllava di persona assieme al Comitato di Architettura se il progetto fosse da approvare oppure da modificare.
Ma chi è l’Aga Khan?
È discendente diretto di Maometto, ed è capo spirituale di circa 20 milioni di sudditi ismailiti, un ramo moderato dell’Islam, con fedeli sparsi nel mondo tra Pakistan, India, Africa, Portogallo, Canada, medio-oriente e Asia. I suoi seguaci lo venerano più di un papa, come fosse un semi-dio in terra. Oltre che capo religioso, è anche consigliere nelle problematiche terrene dei suoi fedeli.
È un grande filantropo e benefattore, un instancabile lavoratore, accentratore, perfezionista, volendo controllare personalmente ogni minimo dettaglio di ogni brochure. Si diceva allora che era fondatore di 400 tra ospedali, scuole, università, alberghi ecc, insomma un uomo dai mille impegni quotidiani.
È pure un importante allevatore di cavalli con scuderie in Francia e Irlanda.
Per il suo matrimonio nel 1969 con la bella inglese Sarah Croker Poole, che poi prese il nome di Begum Salima, i dipendenti della Costa Smeralda durante il pranzo all’Hotel Cervo da lui offerto, regalarono agli sposi un arazzo sardo.
AKDN
La sua Fondazione Aga Khan Development Network (AKDN) oggi spende un miliardo di dollari all’anno in operazioni non-profit per migliorare le condizioni di vita delle comunità emarginate, indipendentemente dalla religione, etnia, fornendo loro “la canna da pesca, non il pesce” in modo che possano poi diventare indipendenti ed autonomi.
Io penso che l’esperienza del giovane Aga Khan in Sardegna, dove si è realizzato il suo piano con la costruzione di infrastrutture di prim’ordine portando poi vantaggi e benessere economico a tutta la Sardegna, l’abbia rafforzato nella sua determinazione di proseguire l’opera filantropica nel mondo, ora a ben altri livelli.
Le riunioni
Nonostante i suoi tanti impegni, l’Aga Khan soggiornava in Costa Smeralda durante tutto il periodo estivo, poi veniva ogni mese per una settimana intera, tranne il mese di Novembre che era dedicato ai ritiri religiosi con il suo popolo.
In quella settimana intensa, presiedeva le riunioni – le “Board Meeting” – con i dirigenti delle varie società nella sala riunioni del Tennis Club. Le sedute iniziavano alle 7 del mattino, poi pranzava con un tramezzino e cappuccino e via di nuovo al lavoro. Inizialmente le riunioni erano tenute in lingua francese, poi via via si adoperò sempre più l’inglese.
Presenze costanti alle riunioni erano Felix Bigio, fedelissimo dell’Aga Khan e severo amministratore controllore dei conti, e l’avvocato Maitre André Ardoin, consulente nonché socio dell’Aga Khan e imprenditore immobiliare della lottizzazione di Pantogia e Acquamarina al Piccolo Pevero.
Tra noi dirigenti quando si parlava dell’Aga Khan, si diceva “HH” che sarebbe l’abbreviazione di “His Highness”, mentre parlando direttamente con lui, si usava un rispettoso “Your Highness”, oppure in italiano, “Altezza”, rispettando il titolo che gli fu concesso dalla Regina Elisabetta nel 1957.
Gli architetti
L’Aga Khan scelse tre importanti architetti per dare il via alla realizzazione del suo progetto. Essi, fondendo la propria esperienza e il proprio stile con l’architettura isolana degli stazzi e quella tipicamente mediterranea, hanno prodotto uno stile nuovo che si è ben adattato al territorio della Sardegna.
C’era lo stile inconfondibile di Michele Busiri Vici, inizialmente molto vicino allo stazzo sardo. Basta vedere le sue prime ville e il complesso Sa Conca nel quale ha poi inserito richiami allo stile romantico greco-isolano-tunisino.
Poi c’era il più classico Luigi Vietti, scelta indovinata per il villaggio di Porto Cervo e dell’Hotel Pitrizza.
A completare questo geniale mix magico, fu l’invito al fantasioso e scenografico artista Jacques Couelle, creatore assieme al figlio Savin del capolavoro dell’Hotel Cala di Volpe e in seguito, di molte ville.
All’inizio, a progettare le prime ville, collaborava anche l’architetto algherese Antonio Simon Mossa quale membro del Comitato di Architettura.
In seguito sono arrivati altri bravissimi architetti, come Peter Schneck, Gerard Bethoux, Jean Claude Lesuisse ecc. che hanno ulteriormente sviluppato lo stile Costa Smeralda e progettato ville da sogno. Oggigiorno invece, lo stile architettonico vira al moderno che è molto richiesto. Però non sempre si integra bene con l’esistente.
Le bellissime architetture armoniche sono state prese come buon esempio da tanti progettisti e costruttori in Sardegna, che le hanno copiate, chi bene e chi meno bene, ma indubbiamente la Costa Smeralda ha influenzato la successiva architettura isolana. Però spesso i progettisti nostrani si sono spinti in direzioni meno armoniche, tradendo le semplici linee dell’architettura locale degli stazzi, alla quale i grandi architetti della Costa Smeralda si erano ispirati.
L’Aga Khan invitò importanti progettisti ed architetti d’interno ad arredare gli alberghi ed abbellire le ville della Costa Smeralda, sempre nello stile sardo raffinato: Madame Laurette Thiennaut con la figlia Veronique, Anita Medioli Carini di Arcarosa, Jacques Margerin maestro dei tromp l’oeil, e la propria zia Madame Susanne Magliano.
Per quanto riguarda gli stazzi, colgo l’occasione per dire che la bellezza delle linee pure e semplici dello stazzo sardo, non ha trovato secondo me sufficiente apprezzamento nelle amministrazioni pubbliche e si rischia che questo bellissimo patrimonio storico-culturale vada perso, sgretolandosi nell’abbandono. Si dovrebbe fare di più per promuovere il loro restauro e la loro valorizzazione, e renderli più vivibili ed adeguati alle esigenze dei nostri tempi, ma sempre mantenendo la forma tradizionale. Potrebbe funzionare da stimolo alle giovani coppie e dare nuova vita alle campagne e magari a riattivare le colture.
Il nome Costa Smeralda
Come risaputo il nome Costa Smeralda non è nome geografico ma è un nome inventato, protetto da registrazione, e riguarda una ristretta porzione di costa che va da Cugnana a Liscia di Vacca. L’Aga Khan era molto geloso del nome e non voleva che nessuna località esterna se ne appropriasse a proprio vantaggio.
Durante la costruzione del grosso complesso di Portisco il proprietario, Parodi-Delfino fu invitato ad associarsi al Consorzio Costa Smeralda, con tutti i vantaggi e il prestigio che ne sarebbero derivati, ma con l’obbligo di abbassare il complesso di un piano e di interrarlo in parte. Parodi-Delfino rifiutò, con il disastroso risultato della sua operazione immobiliare che fallì miseramente. Se avesse costruiva meno appartamenti ma residenze ben inserite nella natura, avrebbe avuto tutt’altro risultato economico.
Per non confondersi con quel grande complesso ingombrante che riteneva un obbrobrio e che avrebbe potuto portare discredito al buon nome della Costa Smeralda, l’Aga Khan fece spostare la famosa pietra con la scritta Costa Smeralda più in avanti, verso Cala di Volpe.
Per quanto riguarda il nuovo aeroporto di Olbia che veniva trasferito da Venafiorita, per fortuna l’Aga Khan si fece convincere riguardo il nome Costa Smeralda. Essendo l’aeroporto al di fuori del territorio del Consorzio, inizialmente si era pure arrabbiato quando gli fu richiesto di assegnare all’aeroporto il nome Costa Smeralda, ma alla fine ha ceduto. Se non l’avesse fatto, oggi sarebbe rimasto il nome originale della nuova località ed invece di Aeroporto Olbia-Costa Smeralda, sarebbe stato “Aeroporto Olbia-Colcò”.
Porto Cervo Villaggio
Durante quel primo periodo, il villaggio di Porto Cervo brulicava di vita, anche d’inverno. Era un villaggio vero con i negozi essenziali aperti: il fruttivendolo, market, giornalaio, farmacia, tabacchi, ufficio postale, asilo nido, bar, pub, hotel e ristoranti, dove i proprietari di case ed il personale della Costa potevano incontrarsi e soffermarsi in ogni momento dell’anno.
La struttura così organizzata – come un vero villaggio – l’aveva imposta l’Aga Khan. Purtroppo, dopo la cessione della Costa Smeralda a terzi imprenditori nel 1994, i nuovi proprietari (prima Sheraton, poi Starwood, Tom Barrak della Colony Capital e ora Qatar), hanno venduto, o per incompetenza o per fare cassa, alcuni negozi centrali di Porto Cervo alle grandi firme della moda per farne altre boutique di lusso, e così il villaggio si è svuotato di quei servizi essenziali e purtroppo è morto, se non per i 60 giorni estivi.
Ai tempi d’oro, annualmente, venivano organizzati eventi di ogni tipo: spettacoli in piazza, persino una gara equestre sul molo di Porto Vecchio, la corsa di formula uno, rally d’auto, vetture d’epoca, regate di ogni tipo, le Frecce Tricolori che volavano tra gli alberi delle barche a Porto Cervo, la sfida di Azzurra e di Destriero ecc.
C’era molta allegria nell’ambiente di lavoro tra il numeroso personale, con frequenti spuntini aziendali, due salti in discoteca, l’aperitivo dopo lavoro al pub o all’Hotel Cervo o al bar Baffo sulla piazza quando il caffè aveva un prezzo normale, le uscite in barca.
Partito l’Aga Khan, l’attività festosa si è spenta. Le feste occasionali seppur spettacolari con fuochi d’artificio, avvengono solo nelle ville private degli oligarchi, oppure negli hotel esclusivi, a carissimo prezzo e quindi riservate solo ai pochi.
“Università Costa Smeralda
Ora vorrei parlare dell’Università Costa Smeralda. Sì, esiste, ora mi spiego meglio.
Per prima cosa l’Aga Khan, il nostro uomo illuminato, aveva tanto insistito che si costituisse la Scuola Alberghiera ad Arzachena, per fornire personale qualificato agli alberghi della Costa. È stata realizzata, e oggi è diventata un punto di riferimento nazionale per la categoria alberghiera. Infatti, dopo un tirocinio nei grandi alberghi della Costa alcuni si sono messi in proprio, ed è così che in vari paesini dell’interno ci sono chef e pasticcieri stellati, bravissimi.
Sono in tanti i diplomati della Scuola Alberghiera a fare la stagione estiva in Sardegna e quella invernale in montagna. Però, vista la brevità della nostra stagione turistica, molti vanno all’estero dove trovano lavoro tutto l’anno e di conseguenza ne perdiamo tanti. Una politica dei trasporti simile a quella della Corsica e una politica più incisiva a favore del turismo per allungare la stagione, potrebbe dare un freno al calo demografico della Sardegna permettendo così a queste eccellenze di rimanere qui in casa nostra.
Le maestranze
Negli anni del boom dell’edilizia, alcune piccole imprese edili venivano con il camion perfino da Cagliari il lunedì mattina e ripartivano il venerdì sera, a riprova che la Costa Smeralda forniva tante opportunità di lavoro per gli imprenditori e le maestranze sarde, anche quelle lontane.
Oggigiorno, pure in pieno inverno, la mattina presto si trovano lunghe file di auto e furgoncini sulla strada che porta da Olbia a Porto Cervo. È gente che viene a lavorare in Costa, per poi la sera tornare a Olbia. Gli oltre 4000 Consorziati proprietari di ville e appartamenti in Costa Smeralda hanno sempre qualche lavoro di ristrutturazione o di manutenzione da fare nelle loro case, fornendo una ricca fonte di lavoro per gli operatori e le imprese locali. Non per niente Olbia è l’unica città della Sardegna in crescita.
Lavorando assieme ai più bravi architetti del mondo, molti operai sardi acquisivano, proprio qui in Sardegna, esperienze e tecniche di altissimo livello, contribuendo a realizzare le ville più belle del mondo.
Le estrose e fantasiose esigenze artistiche degli architetti che lavorarono in Costa Smeralda hanno formato le locali maestranze che intagliano e scolpiscono legno, granito, marmo, vetro, ferro e cemento, e pure i pittori, tanto da farli diventare artigiani specializzati di altissimo livello. Molti si sono poi affermati come artisti nel proprio settore, continuando a lavorare nei propri laboratori con successo, esportando le loro opere nel mondo, grazie al perfezionamento acquisito nella scuola-università dei cantieri della Costa Smeralda.
Alcuni di questi artigiani erano talmente apprezzati dagli architetti, in particolare da Savin Couelle e da Jean Claude Lesuisse, che li hanno voluti con sé per realizzare le ville faraoniche e maestose di regnanti, sceicchi e oligarchi in varie parti del pianeta. Per realizzare lo spettacolare Beach Club in Giordania per esempio, con l’architetto Lesuisse partì una squadra di ben 30 persone proprio di queste parti! Lì hanno realizzato un capolavoro artistico durato ben otto anni e ancora non è finito. La Sardegna dovrebbe esserne fiera di questo monumento, simbolo della bravura dell’artigianato sardo! (foto concesse dall’Arch. Lesuisse).
E non solo, ci sono le tracce dei loro talenti e capacità in opere meravigliose quasi ovunque: oltre che nelle varie regioni italiane, i famosi architetti della Costa Smeralda sono andati con le loro squadre di artigiani sardi a creare opere in Francia e in Svizzera, oppure ai Caraibi, alle Bahamas per un principe saudita, nonché a Dubai, in Turchia, in Sud Africa per un altro emiro arabo, arrivando perfino in Australia e in Nuova Zelanda! Uno di questi artigiani sardi mi disse che è volato ben otto volte per il lavoro in una villa a Sydney dove erano in 17 sardi, e la domenica si riunivano per lo “spuntino” tradizionale.
Quindi, posso affermare con convinzione che la Costa Smeralda ha fatto scuola/università in tante discipline e ha preparato professionalmente un esercito di persone che hanno fatto, e continuano a fare, delle brillanti carriere in diverse professioni.
Il Parco nazionale di La Maddalena e l’ambiente
Nei primi tempi della Costa Smeralda non esisteva ancora il Parco Nazionale di La Maddalena, e le isole non erano certo affollate come lo sono oggi. L’accesso alla Spiaggia Rosa era libero e il simpatico custode “pirata” di allora, di cui non ricordo il nome, organizzava pranzi indimenticabili, su invito del proprietario di Budelli che era il Commendatore Pierino Tizzoni.
La società Marinasarda era stata costituita per dare barche in affitto ai clienti degli hotel della Costa. Allora, l’ammiraglia della sua flotta era una modestissima pilotina, che comunque era più che sufficiente per raggiungere le tante isole vicine della Costa Smeralda, Mortorio, Soffi, Bisce, Caprera.
Questo fino al 1994 quando con la costituzione del Parco di La Maddalena, fu proibito l’accesso alle isole davanti alla Costa Smeralda, costringendo tutti i nostri natanti e quelli di Porto Rotondo e Portisco a navigare 15-20 miglia fino alle isole Budelli-Santa Maria presso le Bocche di Bonifacio.
Le piccole pilotine ci avrebbero messo tre o quattro ore per arrivarci, quindi oggi ci vuole tutt’altra imbarcazione e quello che va per la maggiore è il gommone super veloce. In estate durante la mattina c’è una interminabile processione di barche che partono da Porto Cervo, Portisco e Porto Rotondo per raggiungere quelle isole lontane del Parco dove l’accesso è consentito e poi la sera, la stessa processione all’inverso, con pazzeschi consumi di carburante.
Concentrandosi tutti lì, invece di sparpagliarsi tra tutte le isole, è inevitabile un affollamento fuori misura, con tutto quello che ne consegue: il disagio, il pericolo e l’inquinamento dell’aria e dell’acqua. Non è facile proteggere e sovrintendere un patrimonio così unico e vasto, ma forse il Parco necessita di una nuova regolamentazione o perlomeno di un approfondimento ulteriore sulla sua gestione.
Il pensiero ambientalista dell’Aga Khan che ha dominato tutte le scelte riguardanti le costruzioni in Costa Smeralda, ha fatto scuola in Sardegna e probabilmente contribuito alle scelte politiche ambientaliste della Regione Sardegna. E meno male, perché oggi la natura incontaminata è una ricchezza patrimoniale della collettività che va conservata. Infatti, il vero lusso oggi, in questo mondo devastato, sovrappopolato ed inquinato, è proprio la natura vergine, l’aria pulita, l’acqua pura, il cibo sano, fatto di prodotti sani, che la Sardegna può vantare e che hanno certo contribuito alla ben nota longevità della popolazione.
E’ questo quello che cerca il cliente ricco oggi e se la Sardegna seguirà questa strada potrà sfruttare bene la grande opportunità offerta, ma avendo sempre cura di non distruggere quel patrimonio turistico che è la Natura.
Ancora oggi purtroppo si vede ovunque lungo le strade della Sardegna spazzatura abbandonata e plastica volata dai camion, in barba alle regole e al buon senso. Ci sarebbe ancora molto da fare per assicurare una Sardegna veramente pulita e servirebbe l’impegno di tutti. Se vogliamo far visitare l’interno della Sardegna ai turisti, dobbiamo fargli fare una gita piacevole e non una sgradevole.
Passando in barca davanti alla costa inedificata tra Portisco e Cala di Volpe, si può ammirare la bellezza e capisci perché i più grandi yacht del mondo sono soliti ancorare d’estate proprio lì. Sono vicini sì alla mondanità e agli eccellenti servizi a terra a Cala di Volpe e a Porto Cervo, ma sono ancorati in un paradiso incontaminato, senza alcun segno dell’uomo, davanti a quel bellissimo, dolcissimo paesaggio.
I grandi yacht non trovano questa bellezza ancorando davanti alla Costa Azzurra, né alla Costa Amalfitana e tanto meno alla Costa Brava o Costa del Sol in Spagna, dove ovunque la costa è compromessa con ville, alberghi e costruzioni di ogni tipo.
I costi delle ville
Osservando dal mare la nostra costa si nota che varie ville sono state ingrandite, ben oltre i limiti imposti a suo tempo dal Consorzio Costa Smeralda, ciò è stato permesso dai condoni e dal Piano Casa. I puristi tradizionalisti criticano quelle vistose aggiunte, ma tutto sommato la costa si presenta ancora molto bene.
Nel territorio del Consorzio Costa Smeralda ci sono circa 1000 ville.
Ho fatto una stima dei costi di gestione di una villa medio-grande in Costa: ammontano a €114.000 all’anno. Sommando anche i costi per cibo, bevande, ristorante, discoteca, barca, marinaio ecc. durante la vacanza, il proprietario spende in totale circa €150.000 all’anno.
Cosicché, a mio parere le mille ville della Costa Smeralda producono un minimo di €200 milioni di lavoro all’anno, ogni anno. Soldi che entrano direttamente nell’economia locale, senza contare i ben più alti introiti dal puro turismo.
Quale bilancio d’insieme?
Quindi, il successo economico della Sardegna sta nel turismo di qualità e non nel turismo di massa, offrendo un livello altissimo di servizi, di una accoglienza calorosa e altamente professionale, in strutture raffinate e curate, immerse in una natura pulita e bella!
È questa la vera ricchezza della Sardegna ed è questo il percorso da seguire.
In conclusione, questo fenomeno della Costa Smeralda, anche se criticato (per certi versi pure giustamente) e qualche volta pure snobbato dalle istituzioni, è stato – e per certi versi continua ad essere – un modello di insediamento urbanistico-turistico invidiato e copiato nel mondo, e contribuisce al benessere economico e generale di vita in Gallura e persino in tutta la Sardegna.
La Costa Smeralda ha contribuito moltissimo a far conoscere la Sardegna in tutto il mondo, ed oggi l’isola continua ad essere una destinazione turistica rinomata e una delle più ambite.
Dovremmo essere tutti orgogliosi di questo prestigioso insediamento turistico, di Porto Cervo e della Costa Smeralda.
E di ciò sempre rispettosamente grati al fondatore della Costa Smeralda, il geniale e illuminato Principe Karim Aga Khan IV.
FONTI DELLE ILLUSTRAZIONI
Le foto fanno tutte parte della collezione Lorenzo Camillo, Nello Di Salvo, Ito Josuè.
I LIBRI
Paolo Riccardi, Alla corte dell’Aga Khan. Memorie della Costa Smeralda, Carlo Delfino editore, 2010
Paolo Riccardi, At the court of the Aga Khan. Memories of the Costa Smeralda. Interview by Mabi Satta. [English text revised by Lorenzo Camillo], Carlo Delfino editore, 2014
Guido Piga, Il grande principe. La vera storia della Costa Smeralda, Fondazione di Sardegna, 2019
Giovanni Gelsomino (a cura di). Costa smeralda. Storia di un incanto, Iniziative editoriali. 2015
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