Avvertenza

di Giovanni Mari

Agli amici

della dilettosa ed ospitale Gallura

Pubblico qui alcune cantilene infantili, filastrocche di giochi e di indovinelli, massime “religiose” e superstiziose cui s’uniscono molti proverbi ed invettive; tutte cose da me raccolte fra il popolo di Gallura.

Ebbi i giochi e parecchie cantilene infantili dalla viva voce dei miei scolari e precisamente dai giovani Andrea Serra, Giovanni Russino, Vittorio Balugani di Tempio, Stefano Giagheddu di Calangianus, Luca Careddu di Nuchis, Pirodda Antonio M. di Aggius, Cossu Francesco di Bortigiadas, Antonio Pes di Santa Teresa. Indovinelli, cantilene, massime, proverbi, ecc. che, o trascrissi io stesso tra quelli che ancora oggi mi capita di sentir ripetere, o, più spesso, mi feci recitare dagli avventori dell’oste Paolo Franco e dal mio amico don Salvatore Pes di Nuchis. Ninne-nanne, massime e cantilene mi dettarono pure donne del popolo e signorine che da me ebbero la promessa di non venir nominate.

I singoli componimenti non portano sempre l’annotazione del luogo d’origine; ma dove essa manca, è segno che il componimento fu raccolto a Tempio. D’alcune cantilene arrivatemi per scritto mi procurai tosto la redazione orale; quando mi s’offrirono varianti, accettai nel testo la più conosciuta alle persone che mi circondavano; le altre sottosegnai.

Così spero che questa mia umile fatica non riuscirà del tutto sconveniente alle persone cui è indirizzata, cioè agli amici di Gallura, ai cultori di Folklore, ed un tantino — vorrei anche — agli studiosi del dialetto gallurese: ciò spiega perché qui stampo anche alcuni componimenti già editi in altri dialetti (1).

Sette sono le partizioni della presente raccolta.

A — Sotto il titolo un po’ generico Cantilene infantili raggruppo 1) ninne-nanne; 2) canzoncine per pettinare; 3) versi per trastullare i bambini; 4) scherzi sui nomi propri; 5) scioglilingua.

B — Nella seconda partizione, premesse le formule di sorteggio che usano i bambini nei loro giochi, enumero questi alfabeticamente, al nome gallurese facendo seguire, qualora mi sia noto, il nome toscano. Fra le numerose raccolte di giuochi fanciulleschi non potei disporre comodamente che di quella di Gaspare Ungarelli (De’ giochi popolari e fanciulleschi, specialmente in Bologna, in «Archivio per lo studio delle tradizioni popolari», vol. XII, Torino, 1893. Lo scritto dell’Ungarelli mi risparmiò la descrizione di tanti giochi elencati, per i quali mi riferii sempre ad esso con la semplice indicazione: cfr. Archivio XII).

C — Sono innumerevoli gli abisa-abisa, cioè «indovinelli», tra il popolo gallurese, e la raccolta avrebbe potuto con poca fatica essere il doppio; ma non lo volli sia per conservare una certa proporzione tra le parti di questo mio lavoro, sia per non dare troppo posto ad astruserie e a lubricità; di simili indovinelli infatti si può spesso lamentarne l’oscurezza profonda e anche si può notare quello che il Cian avvertì circa motti ben più illustri: «l’intenzione maliziosa prende il sopravvento e la lubricità non è più apparente ma sostanziale e reale» (2).

D — Anche l’elenco di formule e cantilene sacre è stato molto ridotto; perché parecchie di esse sono già a stampa in libriccini quasi sempre anonimi che girano per il popolo (3).

E — Alla breve serie di formule superstiziose faccio precedere la redazione delle solite dodici parole.

F — Insieme coi proverbi veri ho disposto in ordine alfabetico quei modi proverbiali di dire che sono più soliti sulle bocche dei Galluresi. Non ho creduto opportuno stabilire divisioni e suddivisioni: solo ho separato dagli altri i detti che riguardano temperatura, stagioni, ecc.

G — Chiudono il lavoro le più comuni frasi di invettiva e di carezza che da un lato io stesso sentii, ma più spesso ancora mi furono indicate da coloro che sapevano di farmi con ciò un piacere; e sono le gentili persone di cui più sopra ho parlato; a loro siano mille grazie e vada il merito — qualunque esso sia — di questo fascicoletto.

Grazie devo anche dire ai professori Rajna, Renier, Cian, Guarnerio, i quali gentilmente mi fornirono i libri che per caso mi mancavano.

Speciale gratitudine devo poi all’amico Luca Achenza che si lasciò in ogni modo e in ogni tempo importunare per la revisione delle bozze; coll’aiuto di lui e degli altri benevoli spero di poter presto far seguire alla presente raccoltina qualche opportuna appendice; necessari, per esempio – poiché non credetti conveniente ingrossare il volume con traduzioni totali o parziali –, mi sembrano certi Appunti lessicali e di costrutto cui già da qualche tempo lavoro.

Resta da dire del metodo di trascrizione. Qui non ebbi troppo ad indugiare, ché il recente e fortunato esempio del Guarnerio, a cui per tutto il resto rimando (4), mi spianava la via e anzi nei casi dubbi mi serviva di guida.

Tuttavia se al Guarnerio giovò, in un lavoro eminentemente scientifico, d’usare rigorosamente, e anzi per la sua parte d’arricchire, quel nuovo intiero alfabeto che l’Ascoli stabilì per l’Archivio Glottologico Italiano, a me parve prudente seguirlo solo per rappresentare quei suoni non altrimenti indicati nell’usuale nostro alfabeto.

Però mi rincresce che, per un malinteso dello stampatore, le grafiche speciali ṡ  e  č non siano proprio identiche a quelle usate dal Guarnerio, pur essendo loro assai simili; ma volesse Dio che solo di ciò io mi debba dispiacere!

Ecco dunque la tavola delle grafie estranee all’usuale alfabeto adoperate nella presente edizione:

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