Arti e mestieri

di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi

Professioni. Le principali sono l’agricoltura e la pastorizia, nelle quali sono occupate circa 3800 famiglie. Dello stato di queste due arti parleremo poi diffusamente.

Quasi tutte le donne si occupano nella tessitura del lino e della lana, e in tutta la Gallura sono adoperati non meno di 4000 telai. Fanno tele molto stimate, e le vendono in molti dipartimenti del regno; lavorano pure belle tovaglie, e alcune opere paiono molto superiori ai mezzi che si hanno. Il forese di prima qualità è considerato come uno dei migliori tessuti nazionali. Forse non si mandano fuori della provincia meno di 1000 pezze di lana, e altrettante di lino.

Ugo Pellis, Ritratto di donna che fila, Luras, 1935
Ugo Pellis, Strumenti per la filatura rocca, fuso e aspo, Luras, 1935
Ugo Pellis, tessitura Luras
Ugo Pellis, telaio in legno, Luras, 1935
Ugo Pellis, Telaio in legno, Luras, 1935
Ugo Pellis, Particolare di telaio in legno, Luras, 1935

Gli operai addetti alle diverse attività meccaniche sono i seguenti: ebanisti 10, falegnami 30, muratori 100, tagliatori di pietra 60, fabbricatori di tavoli e mattoni 30, sarti 60, calzolai 200, conciatori 100, carbonari e legnaiuoli 50, orefici 10, fabbri 30, armaroli [fabbricatori di fucili] 17.

Associazione Stazzi e Cussogghj, Utensili da calzolaio
Associazione Stazzi e Cussogghj, Utensili da calzolaio
Associazione Stazzi e Cussogghj, Utensili da calzolaio
collezione Museo Galluras - Luras

Gli armaroli della Gallura sono lodati come ingegnosi artisti. Fanno baionette e stocchi, montano schioppi e pistole, e le guarniscono in argento, acciaio e ferro, ricamando questi metalli elegantemente col bulino che maneggiano con rara maestria.

È però troppa arroganza vantarsi come i soli che nella Sardegna sappiano fare tali opere: infatti non mancano in varie parti dell’isola meccanici di ottima mano, e non solamente nella capitale e nelle città più considerevoli, ma pure nei villaggi. […]

Lorenzo Pedrone, pastore della Gallura, ca 1841
Giuseppe Sotgiu - fucili di Tempio (foto di copertina libro)
Fucile sardo (Barbuti, Tempio)
Fucile di Luras, ricerca Giovanna Sotgiu (foto Unione Sarda)

In Gallura non c’è alcuna delle restrizioni che nelle antiche città sussistono ancora a privilegiare i corpi delle arti, e può ogni uomo far quel che sa senza timore che alcuno gli leghi le mani comandandogli di desistere dall’opera perché non iscritto al ruolo dei mastri; o gliela strappi dalle mani con violenza tirannica, o gli impedisca di richiedere quel prezzo che aveva col suo sudore acquistato per alimentare i vecchi genitori o i figli, e per più turpe prepotenza lo condanni a una multa. Una così ingiuriosa servitù non poteva avvenire tra uomini siffatti, che conoscono e vogliono rispettato il diritto di ciascuno di procacciarsi il pane con l’onesto lavoro.

Nel commercio sono impiegati 40 negozianti, 40 mercanti di piccole stoffe e d’altre merci, 60 pizzicagnoli, 6 venditori di galanterie, e quindi 100 vetturali o viandanti come comunemente sono chiamati. Infine nei paesi marittimi molti sono marinai o pescatori, fuorché in Terranova (Olbia).

La massima parte degli isolani (della Maddalena) servono nella regia marina.

SUI FUCILI E ARMAROLI DI TEMPIO si veda:

Giuseppe Sotgiu, I fucili di Tempio, Tempio Pausania, Accademia Popolare Gallurese G. Gabriel, 2012

Barbiroli Bruno, Armi e archibugiari della Sardegna, in Repertorio storico degli Archibugiari italiani dal XIV al XX secolo: Maestri da canne, da serpi, da ruote, d’azzalini, Schiopettari, Archibugiari, Armaioli, Incassatori, Mercanti d’armi e Inventori, Clueb, 2012, pp. 645-654.

Fucile sardo (kannetta), assemblamento Barbuti di Tempio, in Pinacoteca nazionale di Cagliari.

I galluresi abili artigiani armieri, ritrovato un prezioso fucile dell’800, «Unione Sarda», 2015.

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