Fiumi e altri corsi d’acqua, paludi, stagni, saline, porto di Terranova

di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi

Il Carana è il principale dei fiumi della Gallura superiore. Le sue fonti più alte sono nel Limbara; una è quella del suddetto Pisciarone che forma il Parapinta, l’altra quella del Monte Bianco che forma il Badumèle. Accresciuto dalle acque di Tempio e dei monti di Calangianus rade la falda del Canaili, e ricevute quelle di Monte Santo e di Scopetu, si volge a nord. Quindi ingrossato dal fiume di Montangia scende nel porto di Liscia dopo un corso di circa 28 miglia.

L’Olbio [o Padrongianus o Padrogiano] nasce nel fianco del Limbara faccia a oriente, ed esattamente dal concavo del Nieddone, sotto Punta Bandera, dalle sorgenti dei monti Ultana, Prìatu e Pino, accoglie il Cucciari nei campi di Sìala, e scorrendo verso la foce riceve nel suo letto non lontano da essa il fiume del Castangia [oggi frazione di Castagna]. Questo nasce nella cussorgia e valle di Fràcicu, attraversa le regioni Cuciòla e Padru, va nel luogo che dicono il Traghetto dei turchi, da lì in Castangia, poi in Unchili e finalmente nel Prato Olbiano.

La linea principale dell’Olbio dalle fonti più lontane alla foce è di circa ventun miglia.

Il Taras nasce nell’Aggese dalle fonti di Montespina e della Sarra di Santu-Pedru, trapassa la foltissima foresta di Cincudenti e le valli di Montevargiu e di Giùncana ingrossandosi passo passo con i rivoletti che raccoglie: quindi si immette nella foce presso il golfo di Vignola. Il suo corso è di circa quattordici miglia.

L’Unàle è il quarto fiume della Gallura superiore. Le sue prime acque sono dai monti Santo, Pino, e Plebi, che scorrendo alla tramontana crescono da alcuni ruscelli, tra i quali è notevole quello che dicono del Campo, e si versano nel golfo di Arzachena dopo undici miglia di corso.

In quinto luogo è il Tinnari nato tra i monti Careddu e Cappateddu, a otto miglia dalla sua foce, che è in una insenatura omonima.

Il Baldualga nasce nelle falde del Montenero volte a nord, attraversa le regioni di Oresòla e di Pilasca, passa nella cussorgia di Neuloni e, lasciando a poca distanza davanti a sé la chiesa di San Teodoro di Oviddè, entra nel Tirreno.

Il Baddiàni nasce dallo stesso monte, scorre quindi verso sud-ovest sino alla pianura, da qui si volge a levante e si versa nello stagno di Oviddè.

L’altro fiume degno di menzione è il Baddiùni: nato nelle parti più alte dello stesso monte, discende al piano di Limpiddu lasciando a sinistra il casale di Agrustos.

Altri corsi d’acqua. Nella Gallura superiore è grandissimo il numero delle sorgenti e sono molte le fonti di grande bontà e abbondanza. Questo però è vero solamente nelle regioni interne e specialmente nel dipartimento Gemini.

Nelle viscere del Limbara sono grandi depositi per il Carana, per il Termo e per l’Olbio.

I monti di Aggius danno origine e incremento al Taras, e aggiungono qualche cosa al Termo.

Sono pure ricchi d’acqua l’Ultana che dà il suo tributo all’Olbio e al Carana, il Pino che dà all’Unale, e il Montenero che dà all’Olbio la maggior parte delle sue acque.

Acque termali e minerali. Forse esiste un’acqua di tale natura nella Gallura superiore e regione di Vignola.

Si considera come medicinale la fonte di Tavolara, che si trova là dove il monte comincia a levarsi sulla piccola spiaggia: e si vuole che abbia virtù contro le febbri terzane (malariche) quella che sorge nella falda di Montelàdu a poco più d’un miglio dalla città di Tempio, e che perciò viene detta di la frea (della febbre).

Paludi. Gallura superiore. Ve ne sono molte nella regione di Padulu (che da ciò pare avere questo nome), sebbene assai piccole, che abbondano di sanguette e svaniscono nelle calde estati.

Dopo queste ci sono due piccoli bacini presso la foce dell’Unale, ed un altro presso quella del Carana, dove si può fare una grande raccolta di anguille quando d’estate il livello delle acque è minore.

Stagni. Gallura superiore. Si possono notare quelli di Porto Salina, Porto Cervo, e quelli di Ottiòlu e di Sant’Anna. Un po’ più grande è il Terranovesi, ma maggiore di tutti è quello di Oviddè.

Saline. Sono detti così così gli stagni summenzionati della Gallura superiore e inferiore; ma sono state sempre sterili e infruttuose, non compiendosi tutti gli anni la cristallizzazione. Nel parlamento del 1688 leggiamo che per questa ragione pochissimo e non tutti gli anni producevano.

Questioni di sale. Settecento terranovesi contro il marchese, di Agostino Amucano

Porto di Terranova. Fu questo in altri tempi il porto principale della Gallura, ma oramai – ostruita la sua bocca dalle sabbie – è appena permessa l’entrata ai battelli.

La corrente dell’Olbio [Padrongianus/Padrogiano], che ha sua foce non lontano, vi ha formato un banco che cambierà il porto in un grande stagno se lo si lascerà crescere ancora. E crescerà, se non si aprirà un canale attraverso cui il fiume vada a versarsi nel mare esterno. Questo sfossamento non dovrebbe essere più lungo d’un miglio.

Fatto questo lavoro ed eliminato quel gran mucchio di sabbie si avrebbe un luogo dove molte flotte potrebbero stare senza attaccarsi alle ancore, pur quando imperversassero venti furiosi. I cartaginesi e i romani se ne giovarono, e non meno di essi i pisani.

Nel secolo XVI vi si riparavano le imbarcazioni più grandi, però vi entrò la flotta turca a distruggere la città.

Vi sono sparse alcune isolette al libeccio dell’antico castello e dell’attuale villaggio.

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