Le scuole

di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi

Scuole Pie e padri Scolopi. È già un secolo e mezzo che vi furono fondate le Scuole pie con gran vantaggio del paese, perché da esse sono usciti molti che si sono distinti nella chiesa in tutte le diocesi del regno, nelle università, nelle principali magistrature, nel foro, nella milizia, mentre altri più modesti si sono impiegati nei paesi come notai, chirurghi, farmacisti e infermieri.

In quelle scuole si cominciava dalla lettura, si proseguiva con la grammatica latina, la rettorica e la filosofia. Lo stesso insegnamento continua ad essere impartito dagli stessi padri che i tempiesi e i galluresi hanno sempre rispettato con gratitudine.

Questi padri aprirono a Tempio l’istituto delle scuole pie mentre era ancora in vita il suo fondatore. Si dice che la sua istituzione fu osteggiata da una parte dei potenti del paese che si erano riuniti per decidere in merito, poiché non pochi temevano che se il popolo fosse stato istruito si sarebbe emancipato da essi; ma i Pes, che poi ebbero il titolo di Villamarina, con altri benpensanti seppero ben confutare quelle meschine ragioni e riuscirono ad imporsi, assecondati da altri nobili, tra i quali i Sanna, i Massidda, ecc.

I Pes diventarono primi patroni dello stabilimento perché diedero ai religiosi fondatori il luogo dove abitare e aprir le scuole. Forse si conserva ancora in qualche parte del collegio l’arma dei medesimi.

Scuola teologica. Monsignor Pes di Bisarcio, volendo beneficare la sua città, destinò dei suoi risparmi la somma di mille scudi sardi agli scolopi di Tempio, perché con essa fosse spesato anche un religioso destinato a spiegare la teologia. Gli scolopi ricevuti quei denari, li impiegarono subito a fabbricare un’altra manica del collegio e aprirono la scuola. Era già aperta da due anni quando nacque tra essi e il vescovo un contenzioso, e allora i religiosi per vendicarsi delle prepotenze del vescovo chiusero la scuola. Il vescovo tentò tutte le vie per obbligare i padri a continuare l’insegnamento e ricorse anche a Roma, ma poiché il pio monsignor Pes, già morto, fidando nella buona fede dei padri scolopi di Tempio, non aveva posto per scritto le condizioni per cui dava i mille scudi, gli scolopi non poterono essere obbligati e allora il vescovo di Tempio perché non mancasse l’apparenza di questo insegnamento lo fece riprendere dal canonico teologale obbligato d’ufficio.

Le scuole inferiori subirono qualche utile riforma nel 1838, quando fu introdotto dal padre Bacchiddu lo studio della lingua italiana col metodo del Cherubini. Prima l’italiano s’imparava per pratica, e accadeva perciò che gli studenti, una volta terminati gli studi, scrivessero come parlavano, traducendo verbalmente e impropriamente le frasi del dialetto locale.

Scuola elementare. Fu aperta forse nove anni dopo che dal governo ne era stata ordinata la istituzione, ma per molto tempo si fece diversamente da quanto si era prescritto; poi restò chiusa per altri sei anni. Riaperta nel 1842 col favore del governo e grazie allo zelo dell’intendente avvocato Vitelli che superò le resistenze degli oscurantisti, ora procede bene ed è frequentata da circa 90 ragazzi, governata dal prete Demuro, intelligente e zelante. Il frutto del suo insegnamento rallegra i padri, ma ancora rattrista coloro che continuano a temere di perdere la loro venerabilità se i lumi si diffondono nel popolo, e ne sfogano l’avversione vessando quel sacerdote che invece dovrebbe essere aiutato e confortato.

Al di là di Tempio, l’istruzione elementare negli altri comuni della Gallura è ancora arretrata, e al momento nei paesi di Longone, Terranova e Nuchis mancano i maestri. Il provveditore della provincia e l’ispettore dovrebbero adoperarsi perché l’istruzione non sia mai interrotta.

Nell’articolo Gallura ho indicato quanti fossero gli studenti delle diverse discipline; ora daremo qui altri numeri, che forse si approssimano meglio al vero.

Nella scuola di grammatica italiana elementare 30, di grammatica latina 60, di umanità e rettorica 25, di filosofia 20, di teologia 10.

Scuola serale. Il sopra lodato maestro della elementare Demuro si è offerto di fare scuola serale agli adulti. Ciò sarà una nuova causa d’ira contro lui, ma la virtù è più forte delle tristi passioni.

Scuola femminile. Sappiamo che alcune signore piemontesi soggiornanti in Tempio si sono offerte come istitutrici delle ragazze che si presentassero. Noi auguriamo che il loro generoso disegno possa compiersi con la debita cooperazione del municipio; lo auguriamo, ma non ci contiamo, vista l’apatia di codesti amministratori.

La scuola femminile, anche con convitto, potrebbe sorgere al posto del deserto monastero delle monache cappuccine. Ma per aver ciò bisognerebbe che cambiasse opinione il vescovo il quale pare non sia d’accordo con la proposta di una casa d’educazione per le ragazze perché sempre speranzoso della ricostituzione di una famiglia di monache. Aspirazione ancor più sbalorditiva alla luce del recente scandalo della monaca Pes (non del primo ramo) morta se non sbaglio nel 1833 che, costretta da fanciulla a prendere il velo, conservò vivo il rancore per tutta la sua lunga vita imprecando contro i parenti tiranni che l’avevano costretta ad un genere di vita per cui sentiva e sentì sempre una profonda avversione. Il monastero fu per lei un carcere duro e non potendosi rassegnare al destino gridava vendetta contro quelli che l’avevano ridotta in tale servitù.

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