Manialìa

di Francesco De Rosa

Quando un agricoltore non ha comperato, o per mancanza di mezzi pecuniari non può comperar le sementi (grano, orzo ecc.), coloro che sono in condizione agiata gliene regalano uno o almeno mezzo imbuto per ciascuno, e se fosse privo anche dei mezzi per disboscare, dissodare e seminare il terreno destinato alla piantagione dei cereali, ricorre alla così detta manialia, cioè avvisa dieci, quindici, venti, o quante persone occorrono, ad aiutarlo in una sola giornata per ciascuna delle diverse operazioni agricole, giornata che d’ordinario cade di domenica.

Gli agricoltori invitativi vi accorrono coi loro attrezzi agricoli necessari a quel dato lavoro, da soli, o coi loro buoi e con l’aratro se vi si deve dar la semina. Il beneficato, come ringraziamento imbandisce ai convenuti una cena nella quale viene servito un piatto di carne e minestra cotte assieme nel pentolone, o dei maccheroni, con abbondante vino. La cena si fa al ritorno in casa; sul luogo del lavoro gli agricoltori fanno una semplice merenda, cibandosi con pane e formaggio o con cipolle e pane portati da chi fa la manialia.

 Da quanto appare nell’Iliade (trad. Monti, XVIII, vv. 757 sgg.) la manialia era in uso presso i Greci.

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