II.1 – Previsioni sul sesso del nascituro

di Maria Azara

Quando la giovane sposa (19) è sicura della prossima maternità e il suo stato diviene noto, cominciano le parenti e le amiche a trarre gli auspici per indovinare il sesso del nascituro.

(19). Parlo di «giovane sposa» perché gli usi, ai quali accenno nel testo, si osservano principalmente per il primo e per il secondo nato, per il naturale desiderio della mamma che egli sia un maschio. Dopo, le buone mamme galluresi non si preoccupano più del sesso del nascituro e usano dire, rassegnatamente liete: Aggju a piddà lu chi Déu mi manda (Accoglierò quello che Dio mi manda).

Molti sono i mezzi in uso, e tutti coloro che se ne valgono dimostrano grande fiducia nel loro senso di divinazione anche se dal fatto, non poche volte, sono smentiti.

Nelle campagne di Luras, per esempio, si prende un pugno di grano e se ne contano i chicchi. Se dalla numerazione risulta un numero dispari il nascituro sarà maschio, e se il numero è pari sarà femmina.

Anche a Loiri, frazione di Tempio, ma territorialmente più vicina ad Olbia, per il primo figlio si guarda alla disparità o parità di un risultato numerico, ma non contando chicchi di grano, bensì sommando il numero delle lettere dei nomi dei genitori.

A Tempio (20), invece, si osserva la forma del ventre della donna incinta. Se si presenta di forma molto sporgente, quasi appuntato in avanti, nascerà una femmina: se la rotondità è uniforme sul davanti e sui fianchi, verrà alla luce un maschio.

Oppure si chiede all’improvviso alla madre che mostri la mano; se presenta il dorso, il neonato sarà un maschio, se la palma il bambino sarà femmina.

(20). Indico Tempio, ma intendo riferirmi, più che alla città, alla campagna, e prego di tenere presente che altrettanto deve intendersi tutte le volte che indicherò un nome di città o di villaggio per gli usi che vi si seguono. Quando occorresse di precisare che soltanto in città vige un determinato uso, non mancherò di parlarne espressamente.

A Santa Teresa e ad Olbia ─ almeno fino a qualche tempo fa ─ si cercava di indovinare tirando in aria l’osso sternale biforcuto di un volatile, di cui ci si era cibati. Se l’osso, dopo la caduta, si presentava dalla parte convessa, si pensava al maschio; viceversa se si trattava della parte concava (21).

(21). L’uso dell’osso dei volatili per trarre auspici sul sesso del nascituro si ha anche in altre regioni. CINEGATTO (La clavicola del pollo e il suo oroscopo, in «Rivista delle tradizioni popolari italiane» 1894, anno I, pag. 457), scrive che la clavicola del pollo in alcune parti del Piemonte, della Lombardia, del Veneto, dell’Emilia e delle Marche si dice «forcella», «forcellina, forchetta» ed anche genericamente la si indica con la voce, per eccellenza, di «osso» o di «osso di pollo». A Padova poi si chiama «cavolo» o «cavalolo». Due delle donne che attendono il bambino prendono all’estremità quell’osso e con un tiro lo spezzano, determinando prima che nascerà un bimbo se a chi tiene la clavicola rimarrà in mano una delle due gambe con l’appendice superiore, mentre si avrà una femmina se la parte rimasta in mano sarà l’altra gamba.

Da altri si il coltello, si pone a cavallo della lama la clavicola, si dà a questa un piccolo colpo con la forchetta e si osserva la posizione che prende nella caduta. Rimane supina? certo nascerà una femmina. Resta prona? senza dubbio verrà alla luce un maschio.

Ad Olbia inoltre si trae la previsione anche in questi altri modi: la donna fa cadere qualche goccia di latte in un bicchiere d’acqua; se va in fondo, il neonato sarà maschio, se rimane in superficie sarà femmina. Oppure si fa cadere entro le vesti della madre, dal collo lungo la schiena, una moneta che deve finire a terra: se si posa con la testa in su il neonato sarà maschio.

A Luogosanto sono le pulsazioni della madre che servono per determinare il sesso. Le si tasta il polso, oppure si appoggia un dito nella fossetta del collo dove si sente pulsare l’aorta. Se le pulsazioni sono rapide si tratta di un maschio, se sono lente di una femmina.

Nelle zone confinanti con l’Anglona si tiene conto dei movimenti che fa il bambino nell’alvo materno. Se si agita molto è un maschio, se sta abbastanza quieto è una femmina.

Altri guardano il viso della futura madre. Se resta in perfetta normalità nascerà una femmina, se invece appaiono macchie sulla pelle nascerà un maschio (22).

(22). Di quest’ultima forma di presagio ho sentito parlare da qualcuno anche a Tempio.

Durante il periodo della gravidanza occorre tenere grande considerazione dei desideri che manifesta la futura madre, specialmente per ciò che riguarda alimentazione e bevande. Se la donna non è accontentata, il bambino dovrebbe portare sul suo innocente corpicino il segno visibile della «voglia» insoddisfatta della madre. Non si deve perciò parlare, in presenza della donna incinta, di frutta precocemente maturate, di primizie portate dalla città in campagna e viceversa, se non si è subito in grado di poterne far gustare alla sposa.

Intanto durante gli ultimi mesi della gravidanza la futura madre, aiutata dalle parenti, prepara il corredino per il nascituro, cuffie (caretti), camicine, magliette, giubboncini (gjpponi), fondini (fundéddi), panni di tela e di lana (di saia), fasce (raschi) e fasciatori (fascioli). Il De Rosa (23) dice «che a Terranova (oggi Olbia) questi piccoli capi di biancheria vengono distribuiti per cucirli alle fanciulle che si vogliono invitare come fausto pronostico per il neonato, alla cerimonia battesimale… Le fanciulle di Terranova vi aggiungono a loro spese il pizzo e il serico nastro che deve adornare l’orlo e lo sparato del collo».

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(23). Cfr. DE ROSA F., Tradizioni popolari di Gallura, Tempio 1900, pag. 56.

Una bella fotografia di giovinette che preparano il corredino può vedersi in DOMENECH E., Pastori e banditi (traduzione Carta Raspi), Cagliari, 1930, pag. 28.

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