Primo maggio

di Francesco De Rosa

In questo giorno fanciulle e bambine si recano in campagna dove fanno larga messe di fiori, infilandoli in lunghi giunchi per adornarsene il capo a forma di corona, il collo a forma d’ampio monile, il petto e il dorso a mo’ di sciarpa, la vita a mo’ d’elegante cintura, le braccia e le gambe con graziosi bracciali («armille»[1]) floreali: quindi ritornano in paese cavalcando gli allegri fanciulli con le loro dame – le bambine – in groppa, cavallucci di ferula, imitando la cavalcata d’ambio[2], di trotto o di galoppo, spesso correndo e ricorrendosi, finché fanno il loro ingresso trionfale nel villaggio.

Ad Aggius le bambine erano solite recarsi con canestri pieni di fiori sul capo o infilati nel braccio per le case a domandarvi un lenzuolo o altra coperta, sotto la quale, tenuta sollevata e distesa a mo’ di baldacchino da quattro giovanotti, entravano le bambine e spesso ancora dei fanciulli, movendo uniti in giro per il villaggio cantando:

Maggju, maggju, sant’Andria!

De’ viné nostru Signori

Cu’ l’alburu e cu’ lu fiori

A bucacci a sant’Andria

Quando arrivano presso le porte delle case, ove abitano fanciulle, si fermano, e queste dicono Bucheti lu fiori.

Lu fiori di lu tali, rispondono le bambine, nominando l’amante della ragazza; la quale li rimbecca con qualche strofetta bernesca ad esempio:

Comu curri la rena i’ lu riu,

Cussì ti curria lu pidòccju ’iu,

Comu curri la rena i’ lu fòssu,

Cussì ti curria lu pidòccj’ a mòssu

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[1] Le armille sono oggetto di ornamento, sotto forma di anello, orecchino e principalmente braccialetto.

[2] L’ambio è un’andatura di alcuni quadrupedi quali l’elefante, il cammello, la giraffa e l’orso. Può esservi addestrato anche il cavallo. L’ambio, simile al trotto, è un’andatura in due tempi non basculata. Si contraddistingue per il movimento simultaneo in avanti o indietro degli arti di un lato dell’animale.

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