TOUR ISOLA ROSSA – COSTA PARADISO

di Mario Piga

estratti dal libro Valledoria, Badesi, Trinità e Aglientu

SENTINELLE SUL GOLFO

Dalla Foce del Coghinas a Rio Vignola

Sassari, Carlo Delfino Editore, 2019 ⇒

per gentile concessione dell’Autore

in inglese: 

Valledoria - Foce del Coghinas

Dall’Isola Rossa a Canneddi

Appena lasciato il porto sulla sinistra, camminando lungo la costa, prima d’arrivare alla torre spagnola, s’incontra l’insenatura di Lu Caloni (la cala grande), dove l’acqua rilucente s’incunea appunto nella cala omonima, tra la terra ferma e L’Isuledda (l’isoletta), un agglomerato di scogli che richiama “l’Isolotto” più al largo e che ha dato il nome al borgo. Lungo il canale i pescatori avevano scavato nella roccia un pozzo che sostituiva il marruffo (contenitore per le aragoste), per tenere in vita le tante aragoste pescate nella nostra costa. […]

A ridosso del porto si staglia la possente torre spagnola, risalente intorno al 1593, che è stata testimone di fatti storici molto importanti verso la fine del Seicento e, quasi due secoli dopo, anche dei moti rivoluzionari di Angioy, che si mossero sulla falsariga della Rivoluzione francese. […]

Torre Isola Rossa

Intorno al monumento storico [la torre] si distende una valle chiamata la Tarra Calputa (la terra spaccata) per la notevole aridità, […. poi] Cala Falsa, una rada traditrice per la presenza di scogli nascosti al suo ingresso, invita alla passeggiata lungo la scogliera sottostante che, pur con il caldo sole in faccia, regala una sensazione di benessere, in quanto l’alta temperatura viene attutita dall’immancabile brezza persistente che da sempre costituisce una caratteristica di questo tratto.

Tutto il paesaggio limitrofo invoglia a fermarsi, ma la cala di Funtana di Marinedda merita una sosta riflessiva maggiore. Una piccola rada che in tempi meno recenti permetteva sia di godere del sole in modo più riservato, che di potersi dissetare con l’acqua sorgiva freschissima, retrostante.

Il tramonto in arrivo mette in risalto il rosso intenso delle rocce di porfido, che incorniciano la piccola spiaggia, chiamata di Li Steddi o di Li Timpiesi (dei bambini o dei tempiesi) che tra gli anni Cinquanta e Sessanta amavano soggiornare in questo piccolo lembo di arenile, costruendovi le baracche estive. Un’insenatura al riparo dal vento, con fondali bassi e frequentabili da bambini e persone poco esperte nel nuoto.

Un’oasi di tranquillità, diversamente dalla spiaggia grande prospiciente, dove chi ha poca dimestichezza con acque profonde, deve essere più prudente.

La spiaggia grande di Marinedda possiede peculiarità differenti e si presta, per le sue particolari correnti, alla pratica dello sport del surf, tanto che ogni anno vi si organizzano varie manifestazioni a livello nazionale e mondiale.

Lu Caloni
Cala Falsa
Spiaggia di Li Steddi

A fare da cornice, verso Nord, vi è il fiume di Rinaggiu, che d’inverno sfocia direttamente a mare. Un rigagnolo d’estate che diventa impetuoso d’inverno, stravolgendo alcune volte l’orografia della stessa spiaggia. Esso scorre fiancheggiando la Piana di la Misuaglia, che confina con una insenatura chiamata Cala Calboni (Cala Carbone). Un sito frequentato in passato da alcuni carbonai che avevano necessità di un luogo dove riunire il “petrolio” di quei tempi. La rientranza, riparata dalle correnti, evidentemente era stata scelta per stoccare la mercanzia in attesa dei velieri che accostavano in quel punto per caricare. I più anziani raccontano che fino a pochi anni fa nella baia si trovavano ancora residui di carbone.

Lu Poltu Pitrosu (il porto pietroso) dà il via a una serie di insenature adagiate tra cornici rocciose rosso acceso, dietro le quali in primavera si ergono siepi interminabili di Halimium halimifolium (cisto giallo) i cui caratteristici petali incastonano, assieme a cinque macchie scure, alcuni pistilli rossi fiammanti.

Lu Poltu Pitrosu nel Golfo di Marinella
Golfo di Marinella

Di seguito Lu Passaggiu di la Rena (il passaggio sabbioso) e Lu Poltu di Canneddi (il porto delle piccole canne) ci accompagnano fino alle maestose guglie di Punta Canneddi, che non hanno niente da invidiare, come bellezza, alle più alte Dolomiti del Trentino. Esse si stagliano sulle acque profonde e limpide del golfo, tra lo stridio di gabbiani e dei cormorani che qui albergano.

Dopo essersi arrampicati sulle cime di questa rossa scogliera, girato l’angolo, s’incontra l’Albergu di Canneddi (albergo di Canneddi), appunto.

Golfo di Canneddi
Canneddi
Da Canneddi a Lu Stagnoni

Da Canneddi a Lu Stagnoni (Spiaggia di Tinnari)

[…] Aggirata l’insenatura mista a sabbia e rocce, s’incontra la località La Petra di la Miria (la pietra del tiro a segno): un punto dove, visto il toponimo, si suppone ci si recasse per saggiare l’abilità nello sparare. Procedendo verso nord l’altalenarsi delle località sembra scandire i nostri passi: Li Scalitti (le scalette); Lu Poltu di Li Tauleddi (il porto delle tavolette), ricettacolo di legname vario trasportato dalle correnti; Lu Coddu di La Rena (la collina della sabbia), un percorso pesante a causa del suolo molto sabbioso); La Ena di Lu Jazetu, una zona dove, lungo un fiume che sfocia a mare, crescono rigogliose piante di tamerici. […]

Proseguendo, troviamo ancora Lu Scoddu Biancu (lo scoglio bianco) nome dovuto al suo brillante colore chiaro e la grotta di Lu Boiu Marinu (del bue marino, ovvero la foca monaca): a tal proposito alcuni anziani raccontano d’aver visto e sentito muggire la foca monaca, peculiarità per cui viene chiamata appunto boiu marinu. Questa grotta è omonima di quella più famosa situata a Cala Gonone, dove l’animale ha soggiornato fino a tempi più recenti perché molto pericolosa da percorrere a causa del terreno franoso.

Troviamo poi La Tremma Mala (il dirupo), così chiamata perché molto pericolosa da percorrere a causa del terreno franoso Lu Monti Chattu (il monte piatto) e Cala di Li Culumbuli (cala dei colombi) incorniciano la Piana di Musinu, interrompendo la monotonia della costa, prima d’arrivare a Lu Stagnoni (il grande stagno).

Per giungervi occorre affrontare un percorso dentro un tunnel, dove fanno bella mostra di sé l’Erica arborea (scopa) e il Myrtus communis (mirto), ma dove spiccano anche piante secolari di Arbutus unedo (corbezzolo). Un arbusto unico, poiché nel mese di novembre contiene, incorniciati tra le foglie lucenti, sia il frutto maturo che quello acerbo, oltre ai fiori pronti per essere impollinati dalle api che, a loro volta, ci regalano il famoso e prelibato miele amaro.

Insieme alle api non è raro ammirare la Charaxes jasius (ninfalide del corbezzolo, o farfalla ubriacona) nutrirsi delle bacche mature, che svolazza sopra le nostre teste, quasi a volerci tenere compagnia durante l’impervia camminata. Essa si accontenta di cibarsi del liquido dolciastro delle bacche, mentre il suo bruco si sostenta unicamente con le foglie.

Dall’alto del sentiero s’intravede Lu Coddu di La Chirina (il collo della porcilaia), un’insenatura dove, verso fine Ottocento-primi del Novecento, avvenivano scambi tra i contrabbandieri sardi e quelli corsi. Un punto d’approdo ideale per i natanti che venivano dall’isola vicina, dopo aver ricevuto il via libera dai segnali di fumo improvvisati alla Punta della Piastra, sulla cima di Monte Tinnari.

La spiaggia di Tinnari appare, al nostro sguardo estasiato da tanta bellezza, con un’ampia insenatura divisa a metà dal rio Pirastru, che si incunea tra i ciottoli rotondi e levigati, tipici di questo tratto. Come caratteristico, nelle giornate di forte vento, è il rullìo assordante di tamburi che rimbomba nella vallata, causato dallo sfregamento degli enormi e levigati massi. Altrettanto particolari sono i faraglioni naturali che spuntano dall’acqua che, a seconda della luce del giorno, assumono fattezze diverse.

Lu Stagnoni faraglioni
Lu Stagnoni faraglioni
Lu Stagnoni faraglioni
Lu Stagnoni, faraglioni

Foto

Dell’Autore: Mario Piga

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