PAGINE DI UN DIARIO SARDO

di CARLO SARTESCHI

in

LE VIE D’ITALIA

Rivista mensile del TOURING CLUB ITALIANO ⇒

Organo Ufficiale dell’ente nazionale per le industrie turistiche

Novembre 1953

(pp. 1450 – 1458)

Resti del ponte medievale sullo stagno di Calich a Fertilia, borgata di Alghero (Sassari). Sotto: copribanco di Santa Giusta (Oristano) dal Museo Sanna di Sassari. Fot. Bruno Stefani, Milano

22… Due ore di volo: Roma s’è appena vi sta e, subito il mare. Poi una coltre di nubi soffici e candide nella quale l’apparecchio sembra si avvolga, quasi preso da una specie di pigrizia. Quando le nuvole si sono sfilacciate, ecco l’Isola: sulla destra montagne dalle rocce abbaglianti, Monte Albo; in basso le rosse scogliere d’Arbatax. Abbiamo tagliato l’Ogliastra e Gerrei, ballonzolando sulle colline deserte e accese dal colore dell’autunno. Oltre la piana del Campidano si sono profilati, viola e azzurro, i monti dell’Iglesiente e siamo scesi dolcemente a Elmas.

Due ore di volo e un mondo nuovo: la luce è accecante. Oltre i filari di eucalipti e i ciuffi di palme, i monti Linas, balzanti di colpo dalla pianura giallastra, completano il quadro esotico: par d’essere nell’Africa equatoriale.

La strada che ci porta a Cagliari è identica alle statali della Penisola; Cagliari è vivace come una città nostra; le accoglienze sono di una cordialità più che italiana, eppure l’ambiente è assolutamente nuovo e disorienta.

25… Fra Teulada e Tratalias, le chiese, i costumi e i paesi sentono la Spagna meridionale; a S. Antioco e Calasetta si respira il Mediterraneo di Catalogna e di Provenza e sembra di sfogliare le illustrazioni di un’edizione di lusso del Conte di Montecristo; fra Villasimius, il Golfo di Carbonara e Castiadas è di nuovo l’Africa; sotto le rovine del castello di Quirra ci si illude che sulle rocce sventolino ancora gli stendardi dei Giudici Sardi e la rossa crociata bandiera di Pisa.

A Castiadas abbiamo comperato del pane: lungo la strada della Colonia Penale Agricola si incontrano carrette e carri. I conducenti si tolgono il berretto in segno di saluto abbozzando un inchino dignitoso. Il berretto, al pari dell’abito, è a righe brune: la divisa degli ergastolani.

27… Ieri abbiamo percorso strade solitarie e toccato paesi un tempo inaccessibili. Stamani abbiamo ripreso il galoppo verso Sassari, in tempo per la “cavalcata”. Piove a dirotto, il vento agita festoni e bandiere delle tribune.

28… Spalancata la finestra è entrato un sole di giugno. Gli organizzatori della festa avranno una giornata senza nubi. Nei cortili del Palazzo delle Scuole Artigiane affluiscono dai più remoti paesi dell’Isola gruppi di donne e uomini in costume. Macchine da presa, apparecchi fotografici costringono le genti agghindate con abiti sfarzosi.

Dalla tribuna in piazza Italia si prende di schiancio il corteo e la sfilata delle donne e degli uomini di Sardegna, dei carri e dei cavalli; dura oltre due ore, sotto un sole cocente. L’aria è fresca e non ci si stanca di ammirare. Miliziani del Campidano in sottanino nero, cavalieri di Teulada dai sombreri grigi, donne di Tempio in nero, dalla mantiglia ai piedi; le ragazze di Ploaghe coperte da un cappuccio scuro su cui s’accende il ricamo di una grande croce; le donne di Desulo dall’abito rosso e giallo; quelle di Osilo dalla mantiglia a ricami e trine, bianca e rossa; quelle di Orgosolo, col vestito stretto, a disegni gotici, e il capo avvolto in un fazzoletto color senape; le candide cornette monacali di Sinnai e di Atzara. Senza sosta. Alcune donne inforcano caracollanti destrieri con la sicurezza dei cavalieri di Fonni che chiudono la sfilata; le sottane rosse, aperte le pieghe, coprono le groppe come un manto.

La cavalcata», simbolica celebrazione di una vittoria sui saraceni, è finita. Un altoparlante, che diffondeva spiegazioni roboanti, non è riuscito a dissipare l’incanto, a sciogliere un nodo che prendeva alla gola.

Sulla piazza assolata il mareggiare della folla è pauroso, mentre la carretta, che porta i quattro mori bendati, il vivente stendardo della Sardegna, i prigionieri fatti nella battaglia liberatrice, s’allontana. Qualcuno suggerisce di togliere le bende ai mori e di liberare anche loro dalle catene.

Copribanco di Santa Giusta (Oristano), dal Museo Sanna di Sassari.

Giovani nel costume di Sennori (Sassari). Fot. B. Stefani

Giorno di mercato a Ottana (Nuoro), borgata pastorizia nella Valle del Tirso. Fot. W. Suschitzky, Londra.

31… Stamani è tornato il sole. A Porto Torres ferve la vita. Il porto affollato di navi, le strade percorse da autocarri non turbano la pace di San Gavino, la basilica fra le due piazzette solitarie. Dopo Stintino, paese di pescatori attorno. al fiordo sinuoso, siamo usciti di strada e abbiamo raggiunto la costa occidentale dell’Isola. Lo spettacolo delle scogliere fino alla Punta Argentera è una sinfonia di grigio e di azzurro cui i riflessi argentei del mare aperto aggiungevano l’ornamento di una frangia abbagliante.

6… Due giorni sono, tornando da Alghero e dal Lago Barazza, l’unico lago naturale dell’Isola, abbiamo deviato su Ittiri. Saputo di un doppio matrimonio, ci siamo tornati ieri di buon’ora. Le spose, letteralmente coperte d’oro sul loro costume, uno dei più belli di Sardegna, hanno atteso con pazienza ma il sole non è comparso.

Più imbronciati del cielo, siamo andati a Torralba e presso il nuraghe S. Antine abbiamo divorato le pernici cotte a Sassari, ma la pioggia ha interrotto il banchetto.

Per Ozieri, Pattada e Burgos siamo arrivati a Nuoro con l’aria di soldati battuti.

Stamani, puntata verso Alà dei Sardi, attraverso i boschi di querce da sughero dell’altopiano di Buddusò. È il regno del silenzio e solo qualche pastore si incontra sul pianoro, Nel pomeriggio, il sole; per la strada lungo le pendici di monte Albo siamo scesi a Siniscola, risalendo poi la costa sino a Posada.

Nel giro di pochi chilometri si passa dalle Dolomiti al mare; uno dei mille contrasti che sono l’insegna di questa terra.

Dalla cantoniera di S. Anna, a oltre 600 metri, è apparsa, diafana e lunare, l’isola Tavolara, distante 50 km. Pareva dipinta sul vetro, con sfondo di madreperla.

 

9… Giornate serene, ricche di bottino. Dopo la nera chiesa di Ottana, quella di trachite rossa di Zuri, a specchio del lago del Tirso, ricostruita sul poggio, fuori del paese. Gli archetti pensili del fianco, le rozze figurazioni dell’architrave, l’interno grigio e solenne, sembrano remoti. Le siepi di fichidindia, il lago tagliato dal lungo viadotto di cemento, lo sfondo delle montagne della Barbagia, confortano il pensiero d’essere ancora in un altro emisfero. La chiesa di una gentilezza tutta toscana sembra sia stata posata sul poggio a opera di angeli distratti.

Mamoiada, Fonni, Orgosolo, Oliena. Di tutti i paesi di montagna, Orgosolo è quello che s’è presentato meglio. L’ora e la giornata tersa gli davano una trasparenza e una luce eccezionali. Case, uomini e cose avevano ombre viola e il sole batteva sulle candide architetture rustiche con la luce dorata. M’è sfuggita un’esclamazione: «Che bel paese…», «e buona gente ha aggiunto una donna, dal viso mesto, vestita di nero … anche qui, come dappertutto, c’è il buono e il cattivo, signore…” Orgosolo, caro paese da riabilitare! Ma non siamo noi tutti, uomini cosiddetti civili, i responsabili di tanto abbandono?

Due giorni sono, da Neoneli a Austis abbiamo percorso una strada fra fitte boscaglie. C’era vento: quando questo cessava, il silenzio diventava totale: non si sentiva neppure il canto di un uccello, il frinire di un grillo.

 

13… Fra Dorgali e Nuoro, nascosto dai muretti e dalle coltivazioni della bonifica, a pochi metri dalla strada della Traversa, è Serra Orrios. Un contadino ci ha fatto da guida fra le case e i templi del villaggio preistorico, rimesso da poco alla luce. Quelle enormi mura color ruggine, segno di vita remota, gli olivastri che, dopo recenti innesti, danno già magnifiche olive, sono la riprova della rinascita di quest’Isola carica di memorie, ricca di linfe.

15… Santa Teresa di Gallura e il seno di Santa Reparata. Mancavano le galee di Pisa. Visibili, oltre le Bocche, le bianche scogliere di Bonifacio e la falaise della Corsica. S. Teresa è un paese fresco e pulito; come nato ieri, sembra costruito per una popolazione di giovani liberati dal peso della storia e degli odii.

21… A Desulo, nel cuore del Gennargentu, abbiamo fotografato il costume del paese: il rosso delle gonne, dei corpetti e delle cuffiette è, più che sardo, nordico. Anche ad Atzara il nostro desiderio è stato accolto con entusiasmo, Sotto le cuffie larghe come vele spiegate, predominano il verde e l’azzurro. Dopo le fotografie ci hanno offerto del vino che ricordava il Porto biondo, e un dolce squisito a base di mandorle.

La casa dell’ospite, l’antica casa parrocchiale, ha porte e finestre aragonesi; dalla parete contemplava la scena dell’improvvisato ricevimento la fotografia del capo famiglia in uniforme di fante della brigata Sassari. Abbiamo pernottato ad Aritzo dove costruiranno un albergo. Quello che ci ha dato un’ottima cena e letti soffici e puliti, non è di certo moderno; ma gli ospiti avevano una cordialità così signorile che non si trova nei palaces.

 

23… Sulla strada detta di Carlo Felice, deviando dopo Nuraminis, abbiamo scoperto Villagreca. Il paesetto è serrato attorno alla chiesetta di S. Vito. Non ha importanza d’arte, S. Vito, eppure la chiesa, misera e cadente, ostenta con nobiltà una dolce linea settecentesca.

A Barumini lavorano a liberare dal terriccio il nuraghe Su Nuraxi, vero castello a tre piani e torri angolari. Attorno i resti del villaggio che la fortezza proteggeva. Le muraglie enormi vennero a più riprese rafforzate, addossando a blocchi squadrati la fascia di massi informi. Fra una costruzione e l’altra quanti anni trascorsero? Sembra un controsenso: il bastione antico è più accurato del recente; recente di migliaia d’anni.

 

24… Il retroterra di Bosa è quanto di più selvaggio si possa immaginare, forse per preparare la stupefacente rivelazione della conca della cittadina. La strada che conduce a Bosa Marina costeggia il placido Temo e la campagna verdissima fa pensare alla Toscana; ma al mare ritroviamo le scogliere e i dirupi di Sardegna.

Monte Ferru. Ci siamo saliti ieri e abbiamo visto S. Leonardo de siete fuentes. Attorno alla chiesa trecentesca, nascosti nella foresta di colossali olmi, sono primitivi villini e delle sorgenti da cui sgorga un’argentea e fresca acqua ricca di radio. La valletta richiama i versi della Gerusalemme Liberata e si svela all’ultimo momento, quasi temesse d’essere scoperta. Per ora, S. Leonardo lo conoscono solo i sardi come fresco luogo di cura e riposo.

 

28… L’aereo ci riporta a casa. Si attraversa in diagonale l’Isola e la giornata d’ottobre senza nubi consente di seguire la rotta ideale non più alti delle montagne. Ritroviamo i paesi visti, le strade percorse e ci pare di essere stati in Sardegna un’eternità. Dopo lo scalo di Alghero, Sassari col suo grattacielo, Castelsardo, le Bocche di Bonifacio. Conosciamo tutto e lasciamo tutto come ci strappassero al paese natio. Che melanconia partire e far così presto a staccarsi da questo suolo che di certo ha qualche cosa di magico per afferrare il viaggiatore con tanto vigore. Si taglia la Corsica, si sbocca sul Tirreno a mezzogiorno di Bastia. L’aereo corre lungo la costa corsa e, oltre la caligine, la triangolare massa del monte Amiata. In basso, Pianosa; poco più a destra l’Isola di Montecristo, impennacchiata di nuvolette a darsi un’aria romantica. Sotto l’apparecchio, Bastia, e già si vedono l’Elba e le ciminiere di Piombino e Rosignano. Il Tirreno carico di storia sembra un lago disseminato di isole. Il mare Tirreno! Tutto qui?

Architetture rustiche di Orgosolo (Nuoro), paese della Barbagia, descritta da Grazia Deledda e da Sebastiano Satta. Fot. B. Stefani

La chiesa romanica di Nostra Signora di Tergu, presso Castelsardo (Sassari), resto di un grande Monastero dei monaci di Montecassino. Gab. Fot. Nar.

La parete calcarea del Supramonte, vertiginosa catena che si alza sopra Oliena (Nuoro). Fot. B. Stefani

Il campanile e le cupole della chiesa primaziale di Orosei (Nùoro). Fot. W. Suschitzky.

La “domus de janas” (casa delle fate) di Sedini (Sassari) ricavata da un masso trachítico eroso, un tempo prigione e oggi linda abitazione. Fot. B. Stefani

La chiesa di San Giovanni in Sinis, presso Oristano, della fine del V secolo. È, con il San Saturnino di Cagliari, la più antica costruzione cristiana sarda. Fot. F. Maraini, Roma.

Finestra di gusto aragonese nell’antica casa parrocchiale di Atzara (Nuoro). Fot. B. Stefani

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