V.2 – Vestiti nuziali

di Maria Azara

La ricchezza dei vestiti e il loro numero dipendono dalle condizioni economiche degli sposi. Ma anche i più poveri fanno preventivamente e lungamente piccoli risparmi per procurarsi almeno due vestiti, uno di lavoro e uno di muta per il giorno delle nozze e per indossarlo, poi, soltanto nei giorni di festa.

I costumi nuziali sono molto ricchi e variano da paese a paese (179).

 (179). Nella vestizione dell’abito nuziale la sposa è assistita da giovani amiche, alle quali ella regala, poi, confetti e oggettino di buon augurio perché possano, a loro volta, sposarsi felicemente.

L’antico costume si indossa tuttavia soltanto nei territori di Aggius e di Bortigiadas. Altrove è rimasto soltanto il berrettone, che va pure scomparendo, e il cappotto d’orbace che è invece usato tuttora largamente perché, d’inverno, anche negli abitati è molto comodo, e tanto più lo è in primavera e in autunno per gli uomini di campagna e per i carrettieri che qualche volta devono passare la notte all’aperto.

Ad Aggius e Bortigiadas i costumi rassomigliano molto.

L’uomo porta in testa un berrettone di panno nero che arrotola sul davanti a forma di berretto frigio, oppure lo ripiega a due o tre piani sulla sommità della testa, o anche lo lascia cadere dietro lungo le spalle o sull’omero. Il corsetto è di velluto nero o azzurro; il giubbetto è di orbace fino nero; i calzoni sono di grossa tela bianca a sbuffo e arrivano fin sotto il ginocchio, da cui partono fino ai piedi ghette di orbace nero.

La donna ha in testa lu cenciu ossia un fazzoletto di seta legato intorno alla testa come una cuffia (180).

 (180). Il fazzoletto è di seta bianca o a vivi colori per le giovani, a colori più scuri per le donne anziane e nero per le vedove o per le altre persone che portano il lutto.

Sopra al fazzoletto porta uno scialletto damascato color granato a riflessi argentei, piegato come un fazzoletto, fermato alla sommità del capo con uno spillo d’oro raffigurante una foglia, una rosa ecc. La punta scende sulle spalle e gli altri due lembi sul davanti. Le frange hanno i colori del tessuto dello scialle.

La camicia è di tela bianca ricamata sul petto e leggermente inamidata, abbottonata sul davanti con due gemelli d’oro in filigrana. Le maniche sono molto ampie ed hanno il polso stretto ricamato e rifinito con un merlettino.

Sopra la camicia vi è lu córittu, specie di busto di broccato, come quello dei piviali [vesti liturgiche dei sacerdoti], che si allaccia sul davanti con nastri di seta.

Su lu córittu, vi è una camicetta di panno rosso foderata di seta damascata granata scura. Le maniche sono molto larghe e nella parte interna aperte quasi dall’attaccatura al polso; da questa apertura viene fuori lo sbuffo bianco della camicia; nella parte esterna l’apertura è dal al polso, dove è da una ricca bottoniera di argento o d’oro ed anche fra i bottoni si vedono piccoli sbuffi bianchi della camicia.

Al collo porta un piccolo scialle di seta o tulle ricamato, fissato sul petto da una spilla d’oro, ed il rimanente va dentro la sottana, che è fatta di panno scuro con molti teli, pieghettata dietro e con, in fondo, un orlo verde. Il telo avanti è liscio perché è coperto da un grembiale (181).

(181). La sposa fa sfoggio di tutti l’ori di casa mettendosi addosso collane, orologio, braccialetti, fermagli, spilloni, e, immancabilmente, come orecchini li pindini cu li russetti.

A Tempio l’abito della sposa era molto lussuoso: di panno scarlatto, coperto di galloni d’oro e d’argento e i bottoni dello stesso metallo d’una grossezza straordinaria che si stendevano lungo tutte le maniche, che erano aperte dall’altezza delle spalle fino alle mani e avevano anche una quantità di catene e di anelli (182).

(182). Anticamente a Tempio la sposa indossava tanto la gonnella quanto le scarpe formate di spiconi (una specie di crespo di seta).

Cfr. MARIA LUISA FASANO CAO, Carlo Alberto e il folklore sardo, in «Mediterranea» 1931, n. 8-10, pag. 69; LA MARMORA A., Viaggio in Sardegna, Cagliari, 1926 pag. 186.

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