Popolazione e demografia della Gallura

di Vittorio Angius – a cura di Guido Rombi

La Gallura superiore si compone d’una città, tre borghi e cinque villaggi.

L’unica città è Tempio per il recente privilegio di municipio concessogli da Carlo Alberto.

I borghi sono Terranova (Olbia), che aveva il titolo di città sino alla seconda metà del secolo XVII, Longone (Santa Teresa di Gallura) costituito verso il 1810 da abitanti di diversa origine, e la Maddalena che cominciò ad avere un popolo verso il 1780, crescendo poi rapidamente di numero anche ben sopra le sussistenze offerte del suo territorio.

I villaggi sono Calangianus, Aggius, Bortigiadas, Luras e Nuchis, che sono antichissimi nel Gemini, come lo è pure Tempio.

Popolazione. Questa non è tutta distribuita in quelle terre, poiché quanti esercitano la pastorizia sono sparsi nei territori degli antichi dipartimenti.

Basandomi però sulle famiglie abitanti nella città, nei borghi e villaggi, e sulle famiglie disperse che abitano nei distretti pastorali, darò un numero della popolazione della Gallura superiore a quello da me segnato nei due viaggi del 1837 e del 1838:

Scorri la tabella verso destra per visionare tutti i dati demografici:

Famiglie in paese e totale individui in paese Famiglie nelle cussorge e Individui nelle cussorge
Terranova – Olbia (260)   1304 87 696
La Maddalena (830)   1990 20 110
Longone (165) 827
Calangianus (250) 1350 243 1944
Bortigiadas (220) 1100 100 800
Aggius (220)   1050 263 2104
Luras (172) 850 87 696
Nuchis (75)  390 73 584
TOTALE (1270) 6650 592 4736

 

Quindi le famiglie che abitano borghi e villaggi sono 2.942 [3462], quelle degli stazzi 1.465, per un totale di 4.407 famiglie; le prime hanno circa 15.511 individui, le seconde 11.680, per un totale in tutta la Gallura di 27.191 persone.

Ora, se questo numero lo si rapporta con la sua superficie (703 miglia quadrate per la sua terraferma e 16 per le sue isole), abbiamo più o meno 37,80 abitanti per miglio quadrato. E se questo numero lo si paragona con quello che supponiamo congruo (150 individui per miglio quadrato) si coglie subito quanto la Gallura scarseggi di uomini, se quelli che sfama sono solamente un quarto di quelli che potrebbe nutrire.

Movimento della popolazione per approssimazione. Tra i conviventi nascono 620, muoiono 517, e si fanno matrimoni 155. Tra i dispersi nascono 486, muoiono 417, e si fanno 116 matrimoni. Quindi si hanno le seguenti proporzioni: tra i conviventi i nati rispetto al totale della popolazione sono a 25, i morti 1 a 30, i matrimoni 1 a 100. Tra i dispersi i nati rispetto al totale degli sono 1 a 24, i morti 1 a 28, i matrimoni 1 a 100.

Esposti. La media annua è di circa 40. Questi miserabili muoiono quasi tutti dimenticati.

Sono a Tempio in una casupola malsana e sudicia, sotto il governo di una poveraccia che deve per una scarsa ricompensa provvedere a nutrirli. Non li nutre ovviamente del suo latte, che se ne avesse e ne abbondasse non basterebbe a quanti sono, ma fa bere loro latte caprino, senza metterci alcuna tenerezza.

Risuona quel lurido luogo di miserabili vagiti: qua uno si rotola sulla paglia coperto di qualche cencio, là un altro giace tutto nudo sulla terra ormai vicino alla morte, là un altro nel suo dolore… La scena è troppo dolorosa a un cuore umano! Il consiglio civico si faccia carico di queste infelici creature degne di tutta la carità.

Mortalità. In tempi peggiori la sua cifra annuale era maggiore, perché alle malattie si aggiungevano le uccisioni.

Le vedove e le madri facevano spesso lugubre compianto; ma allo stesso tempo ci tenevano a dire che i loro cari erano morti “da Dio”, con coraggio, cosicché nei pettegolezzi tra donne si sentiva dire: – Se io lo nomino il meschino (lu colciu) di mio marito, o figlio, lo posso fare con vanto, perché morì da prode, non come il tuo nella cenere… Non dicevano diversamente le donne spartane […]

Lu colciu, o la colcia x. è la formula che usano i galluresi per ricordare la buona memoria di x.

Abitazioni. Le famiglie povere vivono in stanze al piano strada di una sola camera, umidissime d’inverno, e alcune anche troppo squallide, quando per il tempo troppo rigido – non volendo lasciarli nel cortile – portano dentro a rifugiarsi il maiale, il cavallo, il cane.

Quelli di mezza condizione hanno due o più stanze, una delle quali ben arredata serve per il riposo.

Al focolare sardo nel suolo in mezza la stanza si è da molti, anche dall’infima classe, sostituito il fornello, o caminetto.

Le case dei più ricchi sono osservabili per comodità, nitidezza e lusso. A Tempio ce ne sono molte di bella architettura, fatte bene e con belle decorazioni.

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