Due soli anni erano appena scorsi, dappoichè S.M. CARLO ALBERTO I col suo figlio Primogenito VITTORIO EMANUELE Duca di Savoja degnavasi visitare le primarie città dell’Isola, ed era ancor vivo l’entusiasmo destato nei popoli sardi da quel suo viaggio paterno, allorchè nella mattina del 4 maggio 1843 il R. Piroscafo il Tripoli conduceva nuovamente alla SARDEGNA la sacra persona del Re col suo Real Figlio il principe FERDINANDO MARIA Duca di Genova, accompagnata da S. E. il Cav. Cesare Saluzzo grande scudiere di S. M., da S. E. il Cay. De-Launay novello vicerè dell’isola, dai regi scudieri Marchese della Marmora e Conte Roberti, dal Cav. di Panissera scudiere di S.A.R., dal Marchese di Arvillars e dal Cav. di Forax aiutanti di campo di S.M., e dal Barone Visconti e Cav. D. Salvatore Pes di Villamarina, luogotenente il primo, e maresciallo di alloggio il secondo della guardia del Corpo della prelodata M.S.

Giovanni Marghinotti - Re Carlo Alberto, 1842 (dipinto nel Palazzo comunale di Tempio Pausania, foto di Franco Pampiro)

LA MADDALENA

La prima terra in cui il Re pose il piede, nel discendere dal R. legno, fu La Maddalena; isola famosa per le sconfitte che spesso vi toccarono le orde piratiche dei mussulmani feroci, e per la eroica difesa fattavi dai suoi abitanti contro i repubblicani francesi nel cadere dello scorso secolo, quando NAPOLEONE BUONAPARTE, giovinetto ancora, e sotto gli ordini del generale Colonna, dalla finitima isola di santo Stefano la fulminò colle bombe ruinatrici (1),

(1) Uno dei projetti lanciati da Napoleone Buonaparte nell’isola della Maddalena nella giornata del 24 febbraio 1793, tanto gloriosa per quegli isolani, cadde sulla chiesa parrocchiale, e, forata la vôlta, rotolò senza scoppio, e stette di suo peso a piè dell’altare. I Maddalenini lo custodivano gelosamente come una memoria superba, degna d’istorica ricordanza; ma un vandalico custode di quella chiesa lo donò o lo vendette, or son pochi anni, a un mercante inglese. E la bomba Napoleonica, che in quell’isola fortunata attestava al passeggiero il valore e la fedeltà sarda, valicato il mare, or si riposa nella Gran Torre di Londra, monumento eterno dell’eroe che lanciolla, e del popolo generoso ch’ebbe ardimento a non paventarla.che furono culla alla sua gloria guerriera, e si associarono poi all’immortalità del suo nome. Eredi del valore degli avi loro, quei bravi isolani ed intrepidi uomini di mare accolsero S. M. colle più vive dimostrazioni di pubblica allegrezza.

Salutata con frequenti spari dalle artiglierie dei Forti, dalle moschetterie dei numerosi legni mercantili ancorati nel porto, e dai cannoni della R. Staffetta La Gulnara, che poche ore prima avea colà recato l’annunzio dell’imminente arrivo degli Augusti Viaggiatori, la M. S., nel discendere sul ponte di sbarco, fu ricevuta dal Comandante sig. Giacomo Bixio, e dal sindaco del Comune sig. Filippo Martinetti sotto il bell’arco trionfale eretto a capo del ponte (2),

(2) Il suddetto arco trionfale fu eseguito col disegno dato dal Comodoro Inglese sig. Daniele Roberts, già da dieci anni domiciliato nell’isola della Maddalena, ed avea tre porte di entrata. Sulla media ch’elevavasi con proporzionata altezza sulle due laterali, e che fu destinata pel passaggio di S. M. e del suo seguito, eravi scritto a lettere cubitali VIVA IL RE. Sulle altre due destinate al passaggio della popolazione, il cuore più che la lingua di quei bravi isolani si espresse colle seguenti iscrizioni:

DI GIOJA IN SEGNO CON DEVOTA MANO
LA MADDALENA ALL’OTTIMO SOVRANO
AD OGNI EVENTO PER L’AUGUSTO SIRE
PRONTI SIAM SEMPRE O VINCERE, O MORIRE.

e fu acclamata da rumorosi ed unanimi evviva dalla festante popolazione, la quale in mezzo a quelle aspre roccie, e agli scogli battuti dalle onde marine avea fatto sorgere, come per incantesimo, alberi e frondi verdeggianti, inteste con vario ordine di pilastri, di colonne, di loggiati, e di ghirlande, nella via che dal molo conduce alla Chiesa Parrocchiale, nella di cui piazza sorgeva pure una guglia ornata di fiori, di verzure, di bandiere, e di emblemi allusivi al fausto avvenimento.

Sessanta uomini di guardia urbana, e un distaccamento del battaglione Real Navi colà stanziato rendettero a S. M. gli onori militari, mentre dal molo recossi alla predetta Chiesa, guidata quasi in trionfo dalla moltitudine ebbra di gioja, e preceduta da dodici fanciulli, che camminando snelli e succinti in belle vesti screziate, e sventolando in varie guise banderuole candide come l’innocenza che le agitava, rendeano l’immagine di quelle mitologiche finzioni, colle quali la greca poesia facea precedere dai felici augurj, vario pinti e leggeri la discesa in terra del suo Giove benefattore.

1829 - William Light, La Maddalena

SANTA TERESA GALLURA

Dopo avere S. M. assistito nel tempio ai divini uffizi, visitò il Quartiere militare, e quindi ricondottasi al porto, e manifestata con più segni a quei popolani, e con benigne parole dirette al Comandante e al Sindaco la Reale sua soddisfazione per la divozione e l’amore manifestatole da quei suoi sudditi, rimontò sul Tripoli, e tra il rimbombo delle artiglierie, e i saluti del popolo spintosi in folla alle estreme spiagge dell’isola, avviossi a visitare la propinqua borgata di Longosardo, dove pure fu accolta con strepitose acclamazioni da quella crescente popolazione.

coll. Archive storico di Santa Teresa

DA SANTA TERESA A TAVOLARA

Ricevuta la benedizione nella parrocchia dedicata a Santa Teresa, la M.S. si rimesse tosto in viaggio, costeggiò il litorale all’Est della Sardegna, e lasciate a manca le isole intermedie di Spargi, Spargiotto, Paganetto, Santa Maria, Razzuoli (1), Budelli, e Berrettini, e a dritta le altre di Caprera, dei Monaci, delle Bisce, di Soffi, e di Mortorio, (nome quest’ultimo di nefanda memoria rimasto a quell’isola, e ai propinqui scogli Mortorii dalle tante vite pisane e genovesi, che dopo l’infelice battaglia della Melora andarono colà a spegnersi miseramente nel declinare del secolo terzo decimo), arrivò nella successiva mattina del 5 maggio in faccia al vasto golfo di Terranova (l’antica Olbia dei Romani).

(1) In questo isolotto dei Razzuoli si sta ora erigendo d’ordine di S. M. un Faro per scorta e sicurezza dei naviganti, la di cui luce anderà ad incontrarsi con quella dell’altro Faro che la Francia fa erigere nell’opposto Capo di sant Antonio nell’isola di Corsica.

TAVOLARA

S.A.R. il Duca di Genova discese per alcuni momenti nel vicino isolotto di Tavolara, e vi diede la caccia alle capre selvatiche, che scorrono liberamente, e quasi secure da ogni insidia umana, sulle alture di quei ripidi e deserti scogli.

Tavolara, foto di Immacolata Ziccanu

OLBIA

Alle ore 10 di quella stessa mattina S. M. sbarcò in Terranova, e fu ricevuta con iterati evviva dalla numerosa cavalleria delle milizie galluresi, schierate lungo la spiaggia, e guidate dall’Ispettore generale Cav. D. Sebastiano Sardo.

Il popolo accorso in folla all’atto dello sbarco accompagnò il Re con incessanti voci di giubilo fino alla Chiesa parrocchiale, nella quale assistette alla messa, e al Tedeum, e ricevette la benedizione.

Poi avviossi al vicino e antico tempio di s. Simplicio, visitò gli scavi fatti preventivamente in quei dintorni dal sig. Gaetano Cara, incaricato della direzione del R. Museo di Cagliari, osservò diligentemente gli oggetti di antichità rinvenutivi, e ordinò in appresso che i medesimi fossero trasportati al suddetto regio Museo.

Miliziani in servizio [ritaglio], 1826-1839

VERSO TEMPIO

Verso il mezzodì dello stesso giorno il Re col suo seguito prese la marcia verso la città di Tempio, e lunghesso la strada trovò ordinate in proporzionate distanze le cavallerie miliziane di Perfugas, Martis, Laerru, Bulzi, Chiaramonti, Nulvi, Sedini, e Castelsardo, le quali eransi emulate nell’accorrere dai loro paesi, e talune anche da luoghi molto distanti, per rendere nel passaggio li debiti onori a S. M.

È impossibile descrivere l’entusiasmo col quale il Re fu accolto dai Sardi, durante il suo viaggio da Terranova a Tempio. Quella lunga via, dianzi deserta, si vedea gremita di gente accorsa da tutte parti, la quale Lui salutava con grida unanimi di gioja, Lui benediceva, a Lui accostavasi fiduciosamente, e invocava per Lui con rozzo sì, ma schietto linguaggio la protezione del Cielo.

Era spettacolo assai commovente il veder discendere a coppie, a gruppi, a torme dalle colline, dalle montagne, dalle vette più scoscese di quelle Alpi sarde uomini d’ogni età, e di ogni sesso, vecchi, giovani, fanciulli, donne, e persino madri co’ figli lattanti stretti al loro seno, e tutti concordi chiamare il Re loro padre e loro benefattore, e far risuonare di grida festive nè mai più udite quei solitarj recessi dei pastori, e le selve secolari che coronano maestosa mente i gioghi sublimi di quella pittoresca regione.

S. M. ne fu commossa vivamente, e questo magnanimo ricambio di affetto all’amore di un popolo fedele raddoppiò la esultanza dei generosi e svegliati abitatori della Gallura.

TEMPIO

Dalla fontana di Pastini fino a Tempio erano stati disposti ad intervalli nei due lati della strada per cui dovea passare S. M. quarantacinque stendardi di altrettante chiese campestri. Il Re fu salutato ancora con questi simbolici segni della pietà dei Galluresi da numerosi drappelli schieratisi sotto quei vessilli, quasi in atto di religiosa e solenne cerimonia.

Miliziani in servizio [ritaglio], 1826-1839

Quando S. M. verso le ore 6 di quella sera, arrivò sotto all’arco eretto per sì fausta occasione nel primo ingresso al paese, il sindaco cav. D. Salvatore Sardo, accompagnato dal Consiglio Civico, e presenti il Comandante della piazza cav. Ara, l’Intendente della Provincia, e le altre autorità locali, ebbe l’alto onore d’indirizzarle la parola, e di presentarle le chiavi della Città.

Nel palazzo vescovile, dove prese alloggio, il Reale Ospite fu ricevuto da Monsignore vescovo D. Diego Capece, dalle dignità e canonici della Cattedrale, dai membri del Tribunale di Prefettura, e dal conte D. Carlo Boyl deputato della città di Cagliari, che poi ammise tutti a particolari udienze, in un col Comandante, e coll’Intendente della Provincia.

Due giorni si fermò S.M. in Tempio, e furono giorni di letizia straordinaria.

Nella mattina del 6 l’Augusto Viaggiatore si recò alla chiesa cattedrale accompagnato dal suo seguito, e da tutte le autorità e nobili del paese, assistette alla celebrazione dei divini uffizi, alla benedizione, e all’inno di grazie.

Diego Capece, vescovo di Tempio

Alle ore due dopo il mezzodì trasferissi alla caccia offertagli dal Corpo Consolare, la quale fu eseguita con felice successo nella valle di Mavriana.

La domenica, giorno 7, dopo aver assistito alla messa nella cattedrale, e dopo aver ricevuto la deputazione del capitolo di Ampurias, e gli ufficiali del battaglione miliziano di Gallura presentatigli dall’Ispettore generale, avviossi con numeroso corteggio alla Fontana Nuova, e vi godette lo spettacolo del tiro al bersaglio, nel quale i Galluresi hanno cotanta destrezza e maestria (1). (1) Il pastore Pasquale Faedda di Tempio, che colpì nel segno, ebbe da S. M. il dono di un fucile a percussione a due canne.

In quell’esercizio gareggiarono di valentia cogli uomini varie donne del paese; e fu cosa veramente singolare il veder quelle nuove Amazzoni maneggiare arditamente le armi, e appuntare intrepide gli schioppetti, e imbroccare i colpi quasi nel segno, superando con rara prova la timidità e la debolezza del proprio sesso.

La gioja di quella sera fu coronata da fuochi di artifizio, e come nelle sere precedenti da balli popolari, e da illuminazione generale, in cui primeggiò l’obelisco eretto nella piazza vescovile, e sormontato nella cima da un gallo, impresa della Provincia, di cui Nino Visconti, guelfo e gentile, pel dolore delle bianche bende trasmutate da Beatrice d’Este sua sposa, cantò già per bocca di Dante:

Non le farà si bella sepoltura
La vipera che i Milanesi accampa,
Come avria fatto il gallo di Gallura.
Div. Com. Purg. Cant. 8.

Visitate nella sera le scuole pubbliche dirette dai PP. delle Scuole pie, il Re assistette alla festa del Graminatoju, nella quale, dopo avere varie giovani zitelle improvvisato versi, strofe, e ballate amorose, accompagnandole col canto, secondo l’uso del paese, intrecciarono con molta grazia e leggiadria liete danze, alle quali presero parte S.A.R. il Duca di Genova, S. E. il Viceré, e le persone del seguito di S. M.

Nel giorno 8 maggio S.A.R. il Duca di Genova visitò il Nuraghe majori che sorge a poca distanza dalla Città, il quale è uno dei più vasti e più ben conservati tra li tanti monumenti ciclopici di simil genere esistenti in Sardegna.

Quindi seguì l’Augusto suo Padre, che verso le ore otto e mezza dello stesso giorno partì da Tempio, prendendo la via di Curadori nell’alta gola del nevoso Limbara, nella quale era stato aperto per tal fine un comodo passaggio sino alla fontana di Carralza, e da questa fino al piano.

Nel fiume di Partidas il Re trovò schierate lungo la riva le milizie d’Oschiri, di Tula, di Monti, e di Berchidda, che lo salutarono con ripetuti e clamorosi evviva.

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